Opinioni
Marco Travaglio consiglia al M5S di NON salvare Salvini
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2019-01-30
Come da copione, tra coloro che ufficialmente consigliano al MoVimento 5 Stelle di votare sì all’autorizzazione a procedere sul caso Diciotti c’è Marco Travaglio. Il direttore del Fatto oggi spiega quali sono le opzioni in campo e perché il M5S dovrebbe sceglierne solo una: Ora il M5S ha tre opzioni: 1) confermare il sì all’autorizzazione a procedere; […]
Come da copione, tra coloro che ufficialmente consigliano al MoVimento 5 Stelle di votare sì all’autorizzazione a procedere sul caso Diciotti c’è Marco Travaglio. Il direttore del Fatto oggi spiega quali sono le opzioni in campo e perché il M5S dovrebbe sceglierne solo una:
Ora il M5S ha tre opzioni: 1) confermare il sì all’autorizzazione a procedere; 2) cambiare idea pure loro e dire no; 3) astenersi. La 2 sarebbe un suicidio politico, per l’abbraccio mortale con leghisti e forzisti a protezione di un ministro che non vuol farsi processare. La 3 sarebbe una furbata da Ponzio Pilato. La 1 salverebbe la loro coerenza, già messa a dura prova dalle retromarce sul Tap e il Terzo Valico, ma farebbe infuriare i leghisti e metterebbe a repentaglio il governo e la maggioranza, anche se – come ha preannunciato Di Maio – i ministri 5Stelle chiedessero di testimoniare al processo di aver condiviso la scelta di trattenere a bordo i 177 migranti non per privarli della libertà, ma per attendere la risposta degli altri Paesi Ue sull’accoglienza.
A meno che Di Maio e gli altri ministri pentastellati (Toninelli in primis, responsabile dei porti) facciano un passo in più, dopo aver autorizzato i giudici: si autodenuncino al Tribunale di Catania e chiedano di essere processati con Salvini per un atto che hanno condiviso e rivendicano come collegiale di tutto il governo. Il che taciterebbe Salvini.
E metterebbe in imbarazzo il collegio giudicante, in un processo già abbastanza traballante di suo, a prescindere dall’applicabilità del sequestro di persona a una decisione assunta con tutt’altro movente: sia perché, a sostenere l’accusa, dovrebbe essere la Procura di Catania che ha già negato reati perseguibili nel caso Diciotti; sia perché, ad avviare l’inchiesta, fu il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che salì a bordo durante il presunto sequestro e poi se ne andò come se non stesse accadendo nulla d’il lecito, sennò avrebbe dovuto ordinare lo sbarco dei migranti e arrestare in flagrante Salvini, e ora rischia pure lui il processo per non aver fermato un reato in fieri (art. 40 Codice penale: “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”).
In realtà, l’autodenuncia grillina – ovvero il gesto eclatante annunciato ieri da alcuni nel governo – non sembra poter sortire gli effetti sperati nel procedimento (sui giornali sì, ma questa è un’altra storia). Il governo che dice di essere responsabile in toto nella vicenda ha forse votato un atto in consiglio dei ministri sulla Diciotti tra quelli contestati dalla magistratura? La risposta è no. Certo, che tutto il governo sia moralmente, eticamente e politicamente responsabile del sequestro di persona esattamente come Salvini è cosa sulla quale è d’accordo il 100% dell’elettorato, ma questo non rileva.
Tuttavia, anche se il governo si autodenunciasse questo non vorrebbe dire che i magistrati porterebbero tutta la banda dell’eventuale associazione a delinquere finalizzata al sequestro di persona: contano gli atti concreti sullo sbarco della nave, anche i giudici sanno che ci sono anche i mitomani in cerca di attenzione che a volte si autoaccusano. Però una cosa si potrebbe fare. Se (è difficile…) Salvini andrà davvero a processo e se verrà condannato si potrebbe venire incontro ai desiderata dei 5 Stelle: a scontare la pena potrebbero andare tutti insieme in un posto adatto. Magari in un carcere di massima sicurezza. Così almeno eviterebbero di dire altre sciocchezze.