«Tornare al voto a ottobre? Non cambierebbe nulla»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-04-03

A “passare di mano” da uno schieramento all’altro sarebbero una trentina di deputati, effettivamente non sufficienti – e di parecchio – a formare una maggioranza di governo

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Marco Franchi sul Fatto Quotidiano oggi parla dello stallo alla messicana che apre questa legislatura e interroga l’esperto di sistemi elettorali Federico Fornaro, deputato di Liberi e Uguali, , la scorsa settimana eletto presidente del gruppo Misto alla Camera (in questa veste parteciperà alle Consultazioni al Quirinale):

“Con il Rosatellum anche la soluzione di tornare alle urne sarebbe sterile perché, stando ai rapporti di forza usciti dalle urne il 4 marzo scorso, in ballo ci sarebbero al massimo 25-30 seggi, insufficienti a determinare una maggioranza stabile alla Camera”.

In sostanza, le dinamiche nei sondaggi post-voto mostrano un ulteriore indebolimento dell’area del centrosinistra e una crescita di 5 Stelle e Lega (ma quest’ultima soprattutto ai danni di Forza Italia, cioè all’interno della coalizione di centrodestra).

In sostanza a “passare di mano” da uno schieramento all’altro sarebbero una trentina di deputati, effettivamente non sufficienti – e di parecchio – a formare una maggioranza di governo alla Camera (lo stesso discorso potrebbe essere fatto per il Senato dimezzando i numeri): alla coalizione di centrodestra mancano oltre cinquanta deputati per avere la metà più uno dell’Aula, al Movimento 5 Stelle addirittura quasi cento; a Palazzo Madama Salvini e soci sono sotto di 23, i grillini di 50.

camera senato seggi

Insomma, anche un voto a ottobre non darebbe un vincitore netto. È anche vero, però, che al prossimo giro sarebbe chiaro a tutti che è il momento del compromesso, che il nuovo sistema tripolare non può essere ingabbiato dentro logiche maggioritarie imposte per legge al corpo elettorale.

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