Tito Boeri smentisce interviste come se non ci fosse un domani

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-18

Il presidente dell’INPS si arrabbia con Corriere e Repubblica perché hanno pubblicato sue frasi off the record. Ma è stato lui a sbagliare

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Tito Boeri è la pietra dello scandalo nel governo ma nel frattempo ha il suo bel daffare anche con i giornali. L’altroieri il Corriere della Sera ha pubblicato una serie di suoi virgolettati in un articolo a firma di Lorenzo Salvia, tutti molto critici nei confronti del governo per la famosa storia della tabella dell’INPS. Il giorno dopo Boeri ha scritto al quotidiano di Luciano Fontana lamentandosi per la pubblicazione e parlando di “fake interviews”:

tito boeri intervista corriere

Salvia ha risposto confermando parola per parola quanto scritto nell’articolo. Ovvero spiegando che lui e Boeri si sono sentiti e lui ha riportato quello che gli ha detto il presidente dell’INPS, che probabilmente voleva parlare con i giornalisti senza farlo sapere. Qui però la situazione è precipitata: ieri Massimo Giannini su Repubblica ha pubblicato un’altra intervista a Boeri, che nei toni ricalcava quella pubblicata dal Corriere il giorno prima. E anche qui Boeri ha preso carta, penna e calamaio per lamentarsi con Mario Calabresi:

tito boeri

Gentile direttore, i virgolettati riportati in un articolo di Massimo Giannini apparso ieri su Repubblica raccolgono stralci di una conversazione privata che ho avuto con il giornalista in data 11 luglio con l’accordo che sarebbe stata off the record. Scorretto che i virgolettati siano stati utilizzati pubblicamente senza il mio consenso, grave che non si sia precisata la data della conversazione. Bene che i vostri lettori siano informati.

La risposta di Giannini: “Nessuna scorrettezza: lunedì mattina ho informato la portavoce del presidente Boeri che avrei scritto il mio articolo”. Già, ma perché è stato pubblicato il giorno dopo rispetto al colloquio? Memori delle vecchie guerre tra Repubblica e Corriere, è possibile avanzare un’ipotesi: Boeri ha parlato con entrambi i giornalisti a patto del silenzio, il Corriere ha rotto il patto e a quel punto a Repubblica avranno pensato: “E noi chi siamo, i figli della serva?” e hanno pubblicato anche loro, il primo giorno utile, ovvero il successivo. Una piccola lezione per il professor Boeri: parlare off the record con chi è amico non paga, o meglio non ha pagato in questa circostanza. La prossima volta meglio evitare e dire tutto quello che si deve dire pubblicamente, senza paura: il rappresentante di un’istituzione dovrebbe fare così.

Leggi sull’argomento: La vergognosa caccia di Salvini e Di Maio a Tito Boeri

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