La presa in giro della sospensione dei deputati leghisti con il bonus

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-08-13

Per tutta la sera – l’annuncio è arrivato alle 19,30 del 13 agosto, giusto in tempo per la grigliata – le pagine di Salvini e della Lega si sono concentrate sui crimini degli immigrati, come è loro abitudine quando il gioco si fa duro. Ma in Veneto sono piuttosto arrabbiati: «La sospensione? Nemmeno esiste…»

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Casualmente ieri le pagine facebook della Lega e di Matteo Salvini erano in tutt’altre faccende affaccendate mentre il Carroccio annunciava la “sospensione” di Elena Murelli e Andrea Dara, i due deputati che hanno preso il bonus 600 euro partite IVA. Per tutta la sera – l’annuncio è arrivato alle 19,30 del 13 agosto, giusto in tempo per la grigliata – le due pagine si sono concentrate sui crimini degli immigrati (di colore), come è loro abitudine quando il gioco si fa duro.

La presa in giro della sospensione dei deputati leghisti con il bonus

Il Corriere della Sera intanto fa sapere che sulla questione in Veneto si mastica amaro: «I deputati se la sono cavata con un buffetto. La sospensione, cosa è? Nemmeno esiste… Ai consiglieri regionali, invece, è stata stroncata la carriera politica». Già, perché i due non saranno costretti a dimettersi, come aveva annunciato Salvini prima che i nomi dei due leghisti iniziassero a circolare, né verranno espulsi dal partito. Da sospesi manterranno il proprio scranno alla Camera, e anche la tessera della Lega Salvini Premier. Il Fatto Quotidiano riporta le spiegazioni di uno dei due, Andrea Dara:

Secondo quanto riportato da La Voce di Mantova, il deputato è “socio di minoranza di un’azienda che ha effettivamente percepito i 600 euro, ma questi non risultano mai essere transitati per il proprio conto corrente, bensì in quelli della ditta che aveva titolo per chiederli, essendo rimasta chiusa nei giorni del lockdown”. Una versione contraddetta dalle visure camerali, oltre che dal buonsenso tanto caro a Salvini. La Manifattura Mara Snc, azienda mantovana che produce calze e collant per conto terzi da quasi trent’anni, è infatti controllata al 60% proprio dal parlamentare della Lega, che è anche il legale rappresentante dell’impresa. Non dunque un socio di minoranza, ma l’azionista principale.

SOSTIENE Dara che “su proposta dello studio fiscale, avallata dalla mia socia, viene richiesto, come previsto dalla legge art. 28 DL 18/2020, il bonus Partite Iva, attraverso i pin nominali dei soci”. I 600 euro in questione sono riservati a persone titolari di partita Iva, non alle società private: normale quindi che i soldi siano stati accreditati sul conto personale di Dara. Il quale, contraddicendosi nello spazio di poche righe, lo ammette poco dopo con la seguente giustificazione: “I bonus sono stati girati, insieme ad altre somme, alla società per coprire emergenze nei pagamenti di dipendenti e fornitori, in assenza di pagamenti dei nostri clienti e ritardi nell ’erogazione della CIG”. Colpa dell’Inps, insomma.

andrea dara elena murelli

Perché per sopperire ai ritardi nel pagamento della cassa integrazione (l’azienda conta sei addetti in totale, di cui quattro dipendenti e due autonomi) il deputato è stato costretto a usare il suo bonus per anticipare loro parte dell’assegno pubblico. Evidentemente non gli bastavano i 13.971 euro di stipendio mensile lordo che incassa ininterrottamente da marzo 2018.

La faccia di Salvini e la Lega che la prende male

Murelli invece si è chiusa in un silenzio tombale. Piacentina, ha compiuto da poco 45 anni (è nata il 29 luglio 1975). Con una laurea in economia e commercio e un master in gestione dell’economia di rete, alterna l’attività di consulente in finanziamenti europei a quella di docente a contratto all’Università Cattolica della sua città. Nella Lega dal 2001, politicamente si divide tra il consiglio comunale di Podenzano, nella pianura piacentina, e lo scranno alla Camera (dal 2018). Lo scorso anno ha dichiarato un reddito totale di 106.309 euro, nel 2018 di circa 62 mila. Tra i provvedimenti che ha proposto da prima firmataria spicca uno sulle modifiche alla struttura organizzativa di Inps e Inail e un altro per modificare il decreto del 2019 sull’esclusione dei condannati per gravi delitti dal beneficio del reddito di cittadinanza.

bonus 600 euro partite iva eletti

Carmelo Lopapa intanto fa sapere che il segretario, che oggi parlerà da Forte dei Marmi nel bel mezzo della vacanza in Toscana, è provato dalla vicenda. Ne teme le ricadute elettorali, da qui la sospensione e la non candidatura di tutti i coinvolti a qualsiasi livello.

Ma avrebbe meditato anche un cambio di strategia elettorale: meno personalizzazione della campagna, anche per evitare l’effetto Sardine in Emilia Romagna a gennaio. Più spazio ai candidati Zaia in Veneto e Ceccardi in Toscana. Nessuna evocazione della caduta del governo Conte post regionali. E niente comizio di massa sul pratone di Pontida, quest’anno. Ufficialmente per emergenza Covid. Ad ogni buon conto, non tira aria.

Intanto lui per un giorno è sparito.

Leggi anche: Quando Elena Murelli diceva: «Abbiamo accettato l’elemosina dei 600 euro»

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