L’ok della Giunta al sequestro del computer di Siri

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-02

L’indagine riguarda il caso di presunto autoriciclaggio, dopo il prestito ottenuto dal senatore. Si tratta del finanziamento ottenuto da Siri “usufruendo di condizioni di particolare favore in contrasto con i principi di sana e prudente gestione del credito”

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La Giunta per le Immunità del Senato ha dato il via libera al sequestro del computer di Armando Siri, ex sottosegretario leghista ai trasporti, con 13 voti favorevoli e 8 contrari. La richiesta è partita dal tribunale di Milano e il sì della giunta dovrà essere confermato dall’Aula. L’indagine riguarda il caso di presunto autoriciclaggio, dopo il prestito ottenuto dal senatore a San Marino per l’acquisto di una palazzina a Busto Arsizio.

L’ok della Giunta al sequestro del computer di Siri

Il reato di autoriciclaggio, secondo la Procura, si forma perché Siri ha “partecipato alla commissione di delitti di appropriazione indebita e amministrazione infedele in relazione alla somma di 748.205 euro indebitamente corrisposte il 28 novembre 2018”. Si tratta del finanziamento ottenuto da Siri “usufruendo di condizioni di particolare favore in contrasto con i principi di sana e prudente gestione del credito”. Per il pagamento dell’immobile verranno utilizzati due assegni circolari “emessi il 31 gennaio 2019 dalla Banca popolare di Sondrio”. A Siri viene contestata anche un’aggravante. Recitano le ultime righe del capo di imputazione: “Con l’aggravante di aver commesso il fatto giovandosi del contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato”. Nello specifico dell’acquisto della palazzina il Tribunale spiega: “L’importo ricevuto è stato utilizzato da Siri per l’acquisto di un immobile (…) ma invece di essere trasferito al venditore è stato accreditato sul conto corrente del notaio rogante (non indagato, ndr) sul quale poi sono stati tratti gli assegni per il pagamento del bene”.

armando siri bresso

L’acquirente “è stato individuato non in Siri ma nella figlia Giulia (non indagata, ndr), che ha rilasciato una procura irrevocabile a vendere l’immobile in favore del padre”. Il tutto “con l’intento di dissimulare l’origine” del denaro. Al reato, così come spiegato dal Riesame, partecipa anche Marco Luca Perini, il quale “risulta acquirente di uno dei subalterni dell’edificio”. La Procura ha intercettato un secondo mutuo da 600 mila euro (non contestato penalmente a Siri) concesso nel marzo scorso sempre dallabanca di San Marino alla società Tf Holding. Uno dei soci, Fiore Turchiarulo, fu candidato nel movimento Italia Nuova fondato da Siri. Marco Luca Perini è il caposegreteria di Siri.

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