I no green pass vogliono bloccare l’Italia: cosa può succedere domani con lo sciopero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-14

Scioperi e manifestazioni da Nord a Sud. Chi scenderà in piazza, chi incrocerà le braccia e i piani del Viminale per cercare di evitare la riproposizione di immagini e fatti come quelli accaduti sabato 9 ottobre a Roma

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Venerdì 15 ottobre è arrivato. Da domani, in Italia, entra in vigore il decreto legge che estende l’utilizzo della certificazione verde anche al mondo del lavoro (nella sua totalità, tra settore pubblico e privato). Dopo i fatti della scorsa settimana a Roma (ma anche in altre città italiane) per domani sono previste centinaia di scioperi e manifestazioni organizzate dai cosiddetti “No Green Pass”: dai portuali di diverse città (come Trieste, Genova e Gioia Tauro), ai lavoratori di piccole, medie e grandi aziende. Il rischio tensioni è elevatissimo, sia per venerdì che per sabato, quando a Roma ci sarà anche la manifestazione di solidarietà nei confronti della CGIL. Il Viminale studia le contromosse per evitare di rivedere scene di devastazione come quelle della scorsa settimana.

I no green pass vogliono bloccare l’Italia: cosa può succedere venerdì 15

I primi a incrociare le braccia – e nei giorni scorsi hanno già palesato le loro intenzioni – sono i portuali. Tutto è partito da Trieste, con una protesta che poi è scesa fino a Genova, per arrivare al porto calabrese di Gioia Tauro. La richiesta è sempre la stessa, declinata in varie “possibilità”: cancellare il decreto legge sull’estensione della certificazione verde all’intero mondo del lavoro, o garantire tamponi gratuiti (ma questa ipotesi è solamente l’estrema ratio delle loro richieste) a tutti i lavoratori. Insomma, lo Stato dovrebbe sobbarcarsi il costo per ogni singolo test (che, per legge, deve essere ripetuto ogni 48 ore). Questo tema, come riporta il quotidiano La Stampa, sta creando una dicotomia interna alla protesta: perché i “duri e puri” non vogliono cedere neanche di un centimetro e chiedono l’abolizione totale del Green Pass per il lavoro. Altri – e questa fronda si fa, di ora in ora, sempre più maggioritaria – si “accontenterebbero” di non pagare i test.

Chi si sta mobilitando

Poi ci sono tutti gli altri “lavoratori”, in ordine sparso. L’organizzazione di queste manifestazioni (e degli scioperi) sta avvenendo – come nelle occasioni precedenti – attraverso alcune chat che, secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, vengono quotidianamente analizzate e controllate dai funzionari di pubblica sicurezza. Ma oltre ai lavoratori del settore privato (compresi gli “stagionali” che hanno già annunciato barricate), si teme un venerdì nero anche per quel che riguarda il settore pubblico: diverse organizzazioni, infatti, hanno parlato di sciopero a oltranza, a partire dalla mezzanotte di venerdì 15 ottobre e (almeno) fino al 20 ottobre (ma la Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha già definito “illegale” questo tipo di mobilitazione). Non sono ancora note le posizioni del “comparto Scuola”, ma domani anche alcuni docenti potrebbero incrociare le braccia. E a rendere ancor più difficile la giornata di domani ci sarà anche lo sciopero dei trasporti pubblici indetto (ma non contro il Green Pass) da FISI e CONF.S.A.F.I.

Detto dei portuali e degli stagionali, ci sono anche altre categoria che hanno livelli di “vaccinazione” inferiori rispetto alla media nazionale (che, la scorsa settimana, ha raggiunto e superato l’80% di immunizzazione completa, con prima e seconda dose). I camionisti, per esempio, da settimane si stanno mobilitando e sono entrati a far parte di questo movimento eterogeneo che risponde all’etichetta di “No Green Pass”. Le manifestazioni indette nelle ultime settimane non hanno riscontrato un grande successo, ma domani potrebbero paralizzare l’Italia e le strade di tutto lo Stivale. Da Nord a Sud.

Le città coinvolte e cosa farà il Viminale

Ma cosa farà il Ministero degli Interni? Luciana Lamorgese è finita nel mirino delle critiche del centrodestra per la gestione della manifestazione “no Green Pass” andata in scena a Roma lo scorso 9 ottobre. Per evitare di riproporre immagini di devastazione di recente memoria, il Viminale sta pensando di non autorizzare la manifestazione prevista per venerdì 15 ottobre in piazza Santi Apostoli (sempre nella capitale), dove potrebbero radunarsi migliaia di persone. Nel frattempo, è in corso una verifica e un controllo serrato delle chat (sia Whatsapp, sia Telegram) che sono diventato uno strumento di propaganda e organizzazione per manifestazioni e scioperi. Ma ci sono anche altri due eventi che fanno crescere il livello di rischio: sabato 16, a Roma, ci sarà un corteo di solidarietà nei confronti della CGIL dopo l’assalto – condotto da Forza Nuova e da altri manifestanti, anche del movimento “Io Apro” – di sabato scorso. L’attenzione è alta e l’obiettivo è quello di evitare infiltrazioni violente o contro-manifestazioni che potrebbero rendere irrespirabile l’aria romana. Poi, sempre nella capitale, sono in corso i preparativi per il vertice del G20 in programma il 30 e il 31 ottobre al nuovo Palazzo dei Congressi dell’Eur (la famosa “Nuvola di Fuksas). Quel sito, secondo l’intelligence, potrebbe diventare un bersaglio delle mire dei manifestanti.

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