Stampare moneta: come Salvini vuole uscire dall’euro dicendo che non vuole uscire dall’euro

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-06

Siccome i sondaggi sono quelli che sono il Capitano sta cercando la formula giusta per tornare alla sua versione “di lotta”: un giorno alliscia il pelo ai complottari del plasma per il Coronavirus, un altro giorno propone di “stampare moneta” ma senza uscire dall’euro, aggiungendo però poi che i paesi che hanno una valuta nazionale stanno alla grande e che alla fine si potrebbe riformare l’UE mollando l’euro. Poi domani tornerà a dire che alla fin fine il nome di Mario Draghi come presidente della Repubblica non è poi così male

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Matteo Salvini torna a giocarsi la carta noeuro dopo essersela rimangiata e averla fatta resuscitare a più riprese in questi anni a seconda delle esigenze elettorali. E oggi a SkyTg24 propone di “stampare moneta” ma “senza uscire dall’euro“, come quello che vuole la botte piena e la moglie ubriaca.

Stampare moneta: come Salvini vuole uscire dall’euro dicendo che non vuole uscire dall’euro

Dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca “bisogna rifondare la Ue su principi nuovi e tornare ad avere il controllo sulla monetazione. Bisogna stampare moneta”, esordisce Salvini. Che poi dice che questo “non significa uscire dall’euro. A trattati vigenti – spiega Salvini – altri Paesi come la Germania hanno banche pubbliche che danno liquidità alle loro imprese ed ai loro cittadini. Una banca pubblica emette liquidità liberamente. Altri economisti propongono i certificati di credito fiscale. Qualcosa si può fare. Se poi solo 190 paesi sui 193 dell’Onu non hanno una loro moneta e gli altri sì evidentemente c’è nel contesto europeo qualcosa da rivedere da cima a fondo”, conclude.

In primo luogo, è curioso che Salvini rispolveri l’idea della moneta fiscale che è una proposta del MoVimento 5 Stelle, che ha presentato un disegno di legge per dei certificati di credito fiscale emessi dal governo per garantire crediti sulle tasse future e utilizzati dallo stato per finanziare provvedimenti di spesa a prima firma dal senatore Elio Lannutti. Secondo il M5S i Ccf sono “una moneta complementare”, non legale, “basata su sconti fiscali differiti, relativi a imposte non ancora maturate” e “in grado di creare la liquidità di cui il sistema economico è stato privato”. Un altro modo per fare quello che dice Salvini è utilizzare invece i Mini-Bot proposti qualche tempo fa dal deputato Claudio Borghi. Come è stato già spiegato da Silvia Merler su Bruegel.org, la Banca d’Italia ha pubblicato nel 2017 una nota in cui si si chiariva che lo strumento non avrebbe valore come moneta legale, essendo in violazione dell’art. 128 TFUE e Reg. CE/ 974/98 (articoli 2, 10, 11).

Questa “valuta” servirebbe quindi solo come riserva di valore, e in tal senso sarebbe molto simile a un titolo di stato. In base alla legislazione vigente, potrebbe essere utilizzata come mezzo di pagamento solo con il consenso dei creditori. Se lo Stato invece decidesse di sbarazzarsi unilateralmente del proprio debito convertendolo in una valuta diversa da quella legale, ciò violerebbe la legge dell’UE e ne minerebbe la reputazione. Inoltre, i creditori dello Stato subirebbero una riduzione del loro reddito – se fossero costretti ad accettare regolamenti in valuta fiscale – perché quest’ultima varrebbe meno della moneta legale in tutti gli scambi con soggetti diversi dallo Stato. La Banca d’Italia chiarisce inoltre che questi strumenti aumenterebbero il debito pubblico da un punto di vista contabile; potrebbero essere emessi solo entro i limiti fissati dal Patto di Stabilità; e sarebbero costosi per lo Stato sia in termini di premio per il rischio sia in termini di necessità di creare un nuovo sistema di pagamento ad hoc in cui questi potrebbero essere utilizzati.

Maria Cannata scrive (in italiano) che mini-BOT e CCF (certificati di credito fiscali) sono esperimenti destinati a fallire, proprio come accaduto in esperimenti simili del passato. I mini-BOT costituirebbero titoli di debito pubblico, sebbene le loro caratteristiche li rendano simili a una “valuta”, ragion per cui violerebbero immediatamente l’Art. 128 TFUE sull’esclusività dell’euro come moneta a corso legale. ntesi come un mezzo per regolare i pagamenti delle tasse, i mini-BOT sarebbero considerati come un aumento del debito finanziario dello Stato e ridurrebbero le entrate fiscali. In un certo senso, agirebbero come un moltiplicatore del debito, che è l’opposto dell’obiettivo dichiarato. I CCF sono una variazione su questo tema. Secondo i loro sostenitori, i CCF avrebbero un mercato e potrebbero essere utilizzati per regolare le transazioni commerciali comuni, ma non conterebbero come debito secondo la definizione di Maastricht perché rientrerebbero nella categoria che Eurostat etichetta come “attività fiscali differite non pagabili”.

Cannata sostiene che al contrario i CCF implicano un impegno dello Stato a riconoscere il loro valore, e quindi si qualificano come debito finanziario: una volta usato come mezzo di pagamento diventerebbero un vero e proprio debito finanziario. Se – come affermano i sostenitori – venissero dati anche ai dipendenti pubblici come pagamenti aggiuntivi, aumenterebbero anche il deficit. Cannata conclude ricordando che schemi simili sono stati già sperimentati in California, in Argentina e nel 1933 in Germania, e hanno fallito.

Stampare moneta e uscire dall’euro

All’epoca del dibattito sui minibot il Financial Times spiegò che il voto dell’epoca sui Minibot è stato “largamente simbolico”, ma si trattava di un simbolismo pericoloso perché non faceva altro che ringalluzzire le speranze e le attese degli euroscettici, ovvero di coloro che “non nascostamente” continuano a spingere per una disastrosa uscita dall’Unione Europa da attuarsi non tanto tramite l’attivazione del famoso articolo 50 quanto tramite una fantomatica revisione dei trattati per un ritorno ad uno stato pre-Maastricht che tutti sanno non avverrà durante questa legislatura europea.

lega no euro borghi bagnai salvini - 5

Ecco quindi che diventa piuttosto chiaro quello che sta facendo Salvini. Siccome i sondaggi sono quelli che sono il Capitano sta cercando la formula giusta per tornare alla sua versione “di lotta”: un giorno alliscia il pelo ai complottari del plasma per il Coronavirus, un altro giorno propone di “stampare moneta” ma senza uscire dall’euro, aggiungendo però poi che i paesi che hanno una valuta nazionale stanno alla grande e che alla fine si potrebbe riformare l’UE mollando l’euro (ovvero: teniamoci i vincoli dell’Unione ma perdiamone i benefici). Poi domani tornerà a dire che alla fin fine il nome di Mario Draghi come presidente della Repubblica non è poi così male e il giorno appresso farà occupare il Parlamento per poi sgomberare al primo ponte. La strategia è precisa: a forza di menare a caso prima o poi un colpo andrà a segno. Per lo statista Giorgetti può attendere.

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