L’ideona di Salvini sul barcone da Malta

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-07-14

Ieri la richiesta a Malta di intervento per un barcone con 450 persone a bordo. La risposta di La Valletta: vengono verso l’Italia. E allora ecco l’ipotesi del ministero dell’Interno

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Ieri è scoppiato un nuovo caso migranti per un barcone con 450 persone in arrivo dalle coste della Libia. Matteo Salvini e Danilo Toninelli hanno dato notizia della nave invitando Malta a intervenire. Salvini ha aperto il nuovo fronte dai suoi profili social: “Malta si era fatta carico di intervenire ma nessuno si è mosso”, ha attaccato. In ogni caso, ha avvertito il ministro, per il barcone i porti italiani sono chiusi: “Abbiamo già dato”. Posizione cui si associa Danilo Toninelli: “Malta faccia subito il suo dovere, aprano il loro porto”, ha incalzato il ministro dei Trasporti.

L’ideona di Salvini sul barcone da Malta

Una richiesta che ha assunto anche l’ufficialità di una lettera inviata dalla Farnesina all’ambasciata maltese a Roma: la responsabilità è loro perché il barcone è stato individuato nelle acque di competenza maltese per i salvataggi in mare – si sottolinea nel documento – e quindi non solo Malta si deve occupare dei soccorsi ma deve anche fare entrare la barca nel proprio porto. Malta ha risposto soltanto in serata alle sollecitazioni del governo italiano, respingendo le accuse: “Malta ha soddisfatto tutti gli obblighi previsti dalle convenzioni internazionali”, hanno risposto dal governo. D’altronde, secondo i maltesi, il barcone voleva andare in Italia ed essendo “in alto mare, noi non avevamo autorità per dargli istruzioni”. Quindi si sono solo limitati a “monitorare” se avessero bisogno di aiuto, mentre la nave entrava intanto nelle acque italiane.

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Foto da: Sos Mediterranée su Twitter

La prima segnalazione del barcone in difficoltà nell’area di soccorso maltese (la cosiddetta Sar) è arrivata alle 4.25 del mattino al centro di coordinamento di Roma, secondo quanto ricostruisce la Farnesina nella sua lettera. Quando ne è stata notificata la presenza, sottolineano ancora a La Valletta, la nave era a circa 53 miglia nautiche da Lampedusa e 110 miglia da Malta. Contattate, le persone a bordo avrebbero espresso l’intenzione di procedere verso Lampedusa: «Dato che erano in alto mare, non avevamo autorità per dargli istruzioni».

La nave militare per il barcone

A questo punto è scattata l’ideona strategica di Matteo Salvini. Il barcone non si può respingere una volta entrato in acque italiane perché questo è vietato dalle convenzioni internazionali. Di qui la proposta di utilizzare una nave militare per caricare gli uomini che attualmente si trovano sul barcone e poi portarli a Malta, dove secondo le intenzioni del ministro dell’Interno verrebbero scaricati.

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A metà giugno la nave Lifeline, con 230 migranti salvati a bordo, è stata lasciata in mare aperto per quasi una settimana dopo che l’Italia si è rifiutata di farla entrare in un suo porto. Alla fine è approdata a Malta, dopo che nove Paesi dell’Ue hanno accettato, con una soluzione inedita, di accogliere ciascuno una quota dei migranti a bordo. Solo che stavolta non si tratta di una nave ben attrezzata di qualche Ong, in grado di tenere il mare per giorni e giorni senza rischiare il naufragio, bensì di un peschereccio, probabilmente scalcinato e sovraccarico. E all’epoca la stessa Malta disse che era un evento eccezionale e irripetibile. Ma ora la partita è riaperta. E Salvini è determinato a giocarsela fino all’ultima carta. Altrui.

EDIT ORE 8,20Duecentosessanta dei migranti in viaggio verso la Sicilia sono stati trasbordati su una unità della Guardia di finanza, la “Monte Sperone”, una cinquantina si trovano su una delle unità della Guardia costiera mentre un altro centinaio sono rimasti sul barcone. E’ quanto si apprende da fonti del Viminale. Quattro persone verranno trasportate a Lampedusa per ricevere cure mediche: tra di loro, una donna in stato di gravidanza.

EDIT ORE 8,45: 176 persone sono sul pattugliatore ‘Protector’, inserito nel dispositivo Frontex, e altre 266 sul ‘Monte Sperone’ della Gdf.

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