Il video era inequivocabile, rendendo comica la presa di posizione di Fratelli d’Italia che ha provato a smentire immagini che non potevano essere smentite. Ma a rendere ancor più paradossale la vicenda del saluto romano durante il funerale di Alberto Stabilini a Milano è la versione data dal protagonista di questa vicenda: Romano La Russa. L’assessore alla sicurezza della Regione Lombardia – e fratello del senatore Ignazio – ha infatti smentito, a sua volta, quella nota stampa diffusa dal suo partito. Ovviamente non parla di “saluto romano”, ma di “saluto militare”.
Intervistato da Il Corriere della Sera, Romano La Russa ha provato a smorzare le polemiche con queste parole:
“Si tratta di un rituale militare. Il presente è un saluto a braccio teso non c’entra niente con il saluto romano. O si fa o non si fa il presente, ma non è il saluto romano, è il presente che diamo da sempre ai nostri defunti da 60 anni a questa parte”.
E prosegue:
“No, no, quello non è il saluto romano, nessuno lì ha fatto il saluto romano. È stato fatto il presente che è un saluto militare a braccio teso. Non è che ogni volta che uno alza il braccio fa il saluto romano […] Che poi presente e saluto romano coincidano, dipende dalle situazioni”.
Presente e saluto. Militare o romano. Al netto di queste distinzioni dialetticamente forzate, dunque, lo stesso assessore Romano La Russa smentisce, inconsapevolmente la narrazione fatta dal suo partito, Fratelli d’Italia:
“Emerge invece con chiarezza che il movimento del braccio di Romano non ha nulla a che fare col saluto fascista ma al contrario testimonia il suo invito ai presenti ad astenersi dal saluto”.
Il protagonista delle vicenda, quindi, smentisce il suo partito. E rincara la dose rispondendo alla reazione di suo fratello Ignazio che si è arrabbiato:
“Già ieri abbiamo sollevato di peso chi ha fatto il filmato e chi lo ha fatto girare perché eravamo consapevoli che sarebbe stato strumentalizzato”.
La colpa, dunque, non è di chi ha fatto il saluto romano. Ma di chi ha ripreso quel momento. Il tutto condito da altre narrazioni che non convergono, nonostante siano figlie dello stesso partito.
(foto IPP/Mario Romano)