Economia
La rissa tra MISE e Whirlpool sullo stabilimento di Napoli
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-09-21
Patuanelli ieri ha interrotto l’incontro con l’amministratore delegato del ramo italiano dell’azienda statunitense chiedendo agli stessi di «scusarsi con i lavoratori e le istituzioni»
La rissa tra ministero dello Sviluppo Economico e Whirlpool sullo stabilimento di Napoli è ufficialmente scoppiata quando l’erede di Di Maio, Stefano Patuanelli, ieri ha interrotto l’incontro con l’amministratore delegato del ramo italiano dell’azienda statunitense chiedendo agli stessi di «scusarsi con i lavoratori e le istituzioni» per il mancato rispetto degli impegni presi con il piano industriale del 2018 e di «ritirare la procedura di cessione» alla società svizzera Prs, che secondo il governo e i sindacati, a differenza di quanto sostiene la Whirlpool, non offre un’affidabile prospettiva. Questo dimostra che ciò che qualche mese fa tentavano di spiegare i giornali, ovvero che la propaganda di Di Maio sulla vicenda fosse fuori luogo e pericolosa oltre che falsa, era vero a dispetto di tutti gli urlatori che si presentavano nei commenti a urlare al sangue sciolto di San Luigi. Ora il governo è intenzionato – di nuovo! – a bloccare gli incentivi previsti dal decreto crescita per Whirlpool: 17 milioni per la decontribuzione sui contratti di solidarietà per favorire la riconversione del sito di Napoli finora impegnato nelle lavatrici di alta gamma. In ballo anche la revoca degli incentivi (13 milioni) già assegnati negli ultimi anni. In attesa che si capisca che questa soluzione sarebbe controproducente in primo luogo per gli operai, Giovanni Battista Ferrario di PRS, l’azienda che dovrebbe rilevare il ramo napoletano, parla con Repubblica della questione premettendo che non ha intenzione di svelare chi siano gli altri azionisti che lo seguiranno nell’impresa:
Lei parla di copertura finanziaria. Che investimento è previsto?
«Circa 24 milioni, di cui la maggior parte in macchinari e una buona fetta in ricerca e sviluppo».Garantite la piena occupazione e i livelli salariali attuali?
«È una questione di tempi: dopo la start up e la formazione, nel giro di un anno assorbiremo una quota significativa di lavoratori e poi, entro il secondo anno, ci avvicineremo alla saturazione del personale odierno. Ovviamente dipende dall’andamento dei mercati».
Appunto, un’incognita in più per gli operai di Napoli…Chiederete ammortizzatori sociali?
«Sì. Ma anche un supporto sulla formazione e gli incentivi dell’industria 4.0». Nelle crisi industriali spesso c’è l’intervento di Invitalia… «Ci abbiamo ragionato, ma non ci servono finanziamenti non finalizzati».
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