Matteo Renzi e un altro governo che si trova in un quarto d’ora

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-21

L’intervista a Repubblica del leader di Italia Viva: «Adesso non si va a votare, lo sanno tutti. Quindi, premesso che non si va a votare per i prossimi tre anni…».

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Ieri Matteo Renzi in Senato ha prima difeso le ragioni delle due mozioni di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e poi ha votato contro, salvandolo. Oggi, in un’intervista rilasciata ad Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, prima si difende sulle volte in cui fece dimettere i suoi ministri (come la Guidi) e poi va all’attacco del presidente del Consiglio Giuseppe Conte:

«È esattamente l’opposto. Ricordo che ero negli Stati Uniti in missione e le dissi “Fede, se vuoi andare avanti io ti sostengo totalmente”. Sapevo che l’indagine su Tempa Rossa non stava in piedi. Lei mi disse: “Andrei avanti, ma devo tutelare le persone cui voglio bene” Una delle mie soddisfazioni di questo periodo è stato chiedere a Federica di tornare in pista, dentro il cda di Leonardo».

Chiese le dimissioni della ministra Cancellieri.
«Già. E lo rifarei oggi. Cancellieri aveva fatto una pessima telefonata a degli imputati. Inaccettabile. Ma questo non c’entra nulla con i casi di oggi».

Ha difeso le ragioni del sì alla sfiducia, poi ha votato no. In nome di cosa?
«Conte ha scelto di metterci di fronte a un bivio e io per l’ennesima volta ho scelto di mettere da parte le mie esigenze personali per mettere davanti l’Italia. E anche stavolta, come ad agosto per mandare a casa Salvini, siamo stati decisivi».

È sicuro non le convenisse cedere?
«Se guardo all’interesse di Italia Viva avrei dovuto far cadere il governo. Ma se guardo all’interesse dell’Italia no, abbiamo fatto bene. E del resto io faccio politica, non seguo i sondaggi. I sondaggi ti dicono quanto sei simpatico, i dati Istat ti dicono quanto sei competente. Mai avuto dubbi su cosa sia meglio».

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Quindi ha deciso che il governo Conte non può cadere.
«Eterno? Macché, sarebbe la negazione della democrazia. Ma nella fase in cui siamo, con il lockdown appena terminato, oltre 30mila morti, disoccupazione verso il 15%, debito/pil verso il 160% penso che sarebbe stato irresponsabile aprire una crisi al buio. Noi siamo gente seria, con la testa sulle spalle».

Significava tornare al voto e rischiare di non avere più 50 parlamentari?
«Quanti ne prenderemo lo vedremo. Ma adesso non si va a votare, lo sanno tutti. Quindi, premesso che non si va a votare per i prossimi tre anni…».

Questa è una sua tesi, potrebbe accadere.
«Se si sciogliessero le Camere il compito del presidente della Repubblica sarebbe cercare una nuova maggioranza. In questo Parlamento la maggioranza si forma in un quarto d’ora. Ma non mi interessa arrivare lì. Quello che mi interessa è un lavoro serio, radicato, per affrontare i problemi. A me stanno a cuore gli italiani, non i litigi».

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