Il reddito di cittadinanza e la matematica degli asini volanti

di Claudio Romiti

Pubblicato il 2018-10-18

Dunque, con l’approvazione della legge di Bilancio, il governo degli asini volanti ha spianato la strada al cosiddetto reddito di cittadinanza. Ora, al netto di qualunque valutazione economica e politica di questa demenziale misura, dobbiamo ulteriormente prendere atto che dal lato fondamentale dei quattrini gran parte dell’informazione nazionale continua ad avallare, sebbene con molta meno …

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Dunque, con l’approvazione della legge di Bilancio, il governo degli asini volanti ha spianato la strada al cosiddetto reddito di cittadinanza. Ora, al netto di qualunque valutazione economica e politica di questa demenziale misura, dobbiamo ulteriormente prendere atto che dal lato fondamentale dei quattrini gran parte dell’informazione nazionale continua ad avallare, sebbene con molta meno convinzione di qualche mese addietro, i numeri farlocchi del governo giallo-verde. Eppure, per dirla con Oscar Giannino, i numeri hanno una testa maledettamente dura, malgrado una diffusa propensione di buona parte della stampa italiana a bersi, inebriandosi, le indigeste pozioni matematiche di chi si trova ai vertici del consenso politico. Ma arrivati al redde rationem si possono già trarre le prime valutazioni di sulle cifre divulgate, ossia i 10 miliardi messi a bilancio per il 2019, di cui 1 destinato al potenziamento dei centri per l’impiego. Restano quindi 9 miliardi per la platea dei bisognosi, che secondo i suoi proponenti si aggirerebbe intorno ai 6,5 milioni di soggetti.

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Nel testo, inviato alla Commissione fanno bella mostra i 6,7 miliardi destinati a coprire il reddito di cittadinanza (combinato con la pensione di cittadinanza) a cui si aggiungeranno i 2,6 miliardi già stanziati per l’attuale reddito di inclusione. Se dividiamo questi 9 miliardi per la platea dei poveri individuata dall’esecutivo dei miracoli risultano circa 115 euro a testa per 12 mensilità. Se poi caliamo il tutto nella realtà fotografata dall’Istat, possiamo ancor meglio comprendere l’assunto. In Italia vi sono 1 milione e 778 mila famiglie residenti in povertà assoluta, in cui vivono 5 milioni e 58 mila individui. All’interno di questa fascia di popolazione vivono, per così dire, circa 1 milione e 100 mila nuclei familiari nei quali non si percepisce alcun reddito da lavoro.

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via Twitter.com

Quindi se si elargisce il sussidio dei 780 euro ad uno solo dei membri di tali famiglie, si ottiene la cifra di 10,3 miliardi, facendo di fatto saltare l’intera illusoria impalcatura dei geni della lampada al potere. Pertanto, è ovvio che la torta da spartire, al fine dichiarato di annullare d’incanto la povertà in questo Paese dominato dall’analfabetismo funzionale, è infinitamente piccola. Una torta di risorse prese a prestito a interessi crescenti che, oltre a distribuire briciole in cambio di voti, fornisce un incentivo perverso. Chi attualmente percepisce un reddito di poco superiore a quello di cittadinanza probabilmente preferirà la manna statale al sudore della fronte. Nel frattempo gli asini continueranno a librarsi sempre più in alto nei cieli italioti.

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