Opinioni
La clausola anti-sovranisti nel patto per il Recovery Fund
dipocheparole 22/07/2020
Alberto D’Argenio su Repubblica oggi sostiene che ci sia una clausola anti-sovranisti nel patto per il Recovery Fund facendo riferimento al famoso (o famigerato) freno di emergenza inserito all’interno del piano Next Generation Eu: Per incassare i soldi, il governo dovrà presentare il Piano di rilancio che il ministro Gualtieri ha annunciato per ottobre. Saranno poi […]
Alberto D’Argenio su Repubblica oggi sostiene che ci sia una clausola anti-sovranisti nel patto per il Recovery Fund facendo riferimento al famoso (o famigerato) freno di emergenza inserito all’interno del piano Next Generation Eu:
Per incassare i soldi, il governo dovrà presentare il Piano di rilancio che il ministro Gualtieri ha annunciato per ottobre. Saranno poi Commissione e ministri delle Finanze ad approvarlo. I fondi arriveranno dal 2021 a tranche vincolate alla realizzazione di riforme e investimenti. Il governo dovrà essere rapido; il 70%dei soldi dovrà essere impegnato entro il 2023. Rutte non ha ottenuto il diritto di veto: la decisione finale sugli esborsi sarà della Commissione, come chiesto dall’Italia per sfuggire ai ricatti “frugali”. Tuttavia il “freno d’emergenza” strappato dall’olandese è un duro monitoraggio politico sulle riforme e una sorta di clausola di garanzia “anti-Salvini”: se in Italia dovesse arrivare un governo illiberale e antieuropeo, Francia e Germania avrebbero il peso di spingere Bruxelles a bloccare i fondi
Messa così, quello che c’è nel patto però non è una clausola anti-sovranisti. In primo luogo perché non è ad personam (e ci mancherebbe) e in secondo luogo perché l’Europa non chiede né più né meno rispetto a quello che attualmente è già nel menu del governo: già da ieri Matteo Salvini ha cominciato a strillare su Quota 100 e legge Fornero, volutamente dimenticando che la legge che il governo da lui partecipato e che l’ha istituita aveva decretato una sperimentazione della durata di tre anni e non una riforma strutturale, anche perché per farla bisognava trovare i soldi per coprirla (così come per la flat tax e per tutti gli altri provvedimenti che quotidianamente il Capitano propone senza peritarsi di dire dove trovare i soldi). Il governo quindi avrà buon agio nel mandare fino alla conclusione nel 2021, avendola rifinanziata ogni anno, la sperimentazione di quota 100 e poi sceglierà di non protrarla. Se davvero Salvini comincerà a battere sul punto, poi, basterà fargli notare che è stato lui a non fare la riforma delle pensioni definitiva quando era al governo. Ed è stato sempre lui a mollare la maggioranza quando poteva farla. Così come per la flat tax.