Facebook, il sito che per molti coincide con “l’Internet”, guadagna sulla tua attività online. Perché ognuno di noi dedica gran parte del suo tempo al Social Network per eccellenza. Tu, che posti status “ironici”, che gli dici sempre cosa pensi, che condividi le peggio stronzate razziste che ti capitano a tiro, che ti commuovi per i canini e i gattini di canini&gattini, che carichi le foto delle tue cenette su Cucinaremale e che passi il tempo a discutere se la seconda stagione di True Detective sia davvero meglio o peggio della prima o se Giovanni Lindo Ferretti sia ancora quello che cantava Sono come tu mi vuoi e lui che fa? Sta zitto e intanto conta i soldi che gli fai guadagnare. È una cosa indecente, signora mia.
Il tempo che sottraiamo alle attività per le quali siamo pagati deve essere retribuito. Almeno così pensano alcuni sociologi intervistati dal Guardian che non trovano giusto che Facebook guadagni sulle inserzioni pubblicitarie che ci fa visualizzare tra un post e l’altro. Non è proprio un segreto che che gli utenti del sito di Mark Zuckerberg vengano profilati, schedati e catalogati per poi essere “venduti” agli inserzionisti. Il che se ci pensate è più o meno la stessa strategia di chi vi recapitava l’elenco telefonico. Il vostro numero era inserito gratuitamente in elenco (in quanto abbonati) ma se la pizzeria o il ristorante della vostra zona volevano uno spazio più grande e maggiore visibilità pagavano una piccola quota per ottenerlo. Qualcuno ha mai pensato di chiedere i soldi alla SIP o alla Telecom? In fondo era proprio grazie al fatto del gran numero di abbonati che la società concessionaria che pubblicava l’elenco poteva chiedere il pagamento di un’inserzione che un po’ pagava la stampa e la distribuzione dell’elenco e un po’ generava utili e profitti. La differenza con Facebook (ma vale anche per tutti gli altri social network) è che entra in gioco un altro fattore che in questi ultimi anni è tenuto in altissima considerazione: lo user generated content. Mentre il nostro ruolo nell’elenco era passivo su Facebook abbiamo un ruolo più o meno attivo di produttori di contenuti. E in un periodo in cui tutti sono pensatori e artisti “il contenuto” è diventato un feticcio da difendere ad ogni costo. Non importa che spesso e volentieri i contenuti siano di altri, perché i produttori di materiale originale sono davvero pochi. Tumblr ha fatto una fortuna su questo meccanismo. Ora pare che quest’anno Facebook guadagnerà sei miliardi di dollari grazie alle inserzioni pubblicitarie a pagamento. Tenendo conto che la società di Menlo Park ha circa un miliardo di utenti quelli che chiedono una redistribuzione dei proventi (e non stiamo parlando di utili) parlano di sei dollari a testa. Il che è meno della metà di quanto “vale” un utente Facebook secondo il Guardian:
The average Facebook user now generates $12.76 in advertising revenue every year, according to the analytics firm, up from $10.03 the year before. That figure is expected to rise still further, to $17.50 in 2017.
Il Popolo della Rete