Qualcuno dovrebbe commissariare al più presto Carlo Calenda (per evitare di fargli dire sciocchezze)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-10-28

Carlo Calenda sta “preparando una richiesta al Prefetto per le dimissioni del sindaco e il commissariamento dell’ente“. Di più: fa sapere, in un’intervista rilasciata Roma Today, che dopo raccoglierà “le firme dei cittadini, on line e tramite banchetti“. E ancora, “il commissario dovrà essere dotato di fondi e poteri straordinari“. Quello che Calenda non dice …

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Carlo Calenda sta “preparando una richiesta al Prefetto per le dimissioni del sindaco e il commissariamento dell’ente“. Di più: fa sapere, in un’intervista rilasciata Roma Today, che dopo raccoglierà “le firme dei cittadini, on line e tramite banchetti“. E ancora, “il commissario dovrà essere dotato di fondi e poteri straordinari“. Quello che Calenda non dice è cosa farà il prefetto quando avrà ricevuto la sua richiesta con tanto di firme dei cittadini: di certo la leggerà, forse la studierà, alla fine la farà finire nell’unico posto che merita, ovvero nel cestino della carta straccia.

carlo calenda

 

Come Calenda dovrebbe infatti sapere visto che ha avuto a che fare con la macchina amministrativa per qualche tempo, il commissariamento degli enti locali è infatti regolato dal decreto legislativo 267 del 2000 (testo unico enti locali), più specificatamente dall’articolo 141 “scioglimento e sospensione dei consigli comunali e provinciali”, che recita:

I consigli comunali e provinciali vengono sciolti con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’interno:
a) quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico;
b) quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi per le seguenti cause:
– 1) impedimento permanente, rimozione, decadenza, decesso del sindaco o del presidente della provincia;
– 2) dimissioni del sindaco o del presidente della provincia;
– 3) cessazione dalla carica per dimissioni contestuali, ovvero rese anche con atti separati purché contemporaneamente presentati al protocollo dell’ente, della metà più uno dei membri assegnati, non computando a tal fine il sindaco o il presidente della provincia;
– 4) riduzione dell’organo assembleare per impossibilita’ di surroga alla meta’ dei componenti del consiglio;
c) quando non sia approvato nei termini il bilancio.

Purtroppo all’epoca il legislatore commise il gravissimo errore di non aggiungere un quarto e più cogente comma, ovvero che un comune si può commissariare quando lo decide Carlo Calenda. Quindi, con tutto l’affetto (ahahah) che da questa parti abbiamo nei confronti dell’attuale Giunta, siccome la politica è una cosa seria (o almeno dovrebbe esserlo secondo quelli come Calenda), va rilevato che non c’è alcun motivo reale per procedere al commissariamento: anche l’emergenza rifiuti che ammiriamo tutti i giorni in quanto cittadini e che lo stesso Calenda adduce come motivazione non è fra quelle previste dalla legge e non lo sarà finché non diventerà davvero “catastrofe sanitaria” (di solito da queste parti tendiamo a fermarci un attimo prima del baratro).

In più, questa storia dei “poteri speciali” che dovrebbe avere un amministratore a Roma ricorda tanto quello che diceva che voleva i pieni poteri (e sappiamo tutti com’è andata a finire). No, a Roma serve invece semplicemente la politica. E dei politici che siano capaci di prendere anche decisioni impopolari – per l’emergenza rifiuti serve un termovalorizzatore, per i trasporti… forse quello che aveva proposto Bruno Rota e che gli è costato il posto? – oltre a una cittadinanza cosciente che le barzellette fanno ridere quando vengono raccontate una volta e non per tre anni e mezzo di seguito come sta facendo Virginia Raggi. Tutto qui. Quanto a Calenda, qualcuno dovrebbe commissariarlo al più presto. O per lo meno stargli vicino e mettergli la mano davanti alla bocca quando sente il bisogno impellente di dimostrare di essere un politico dicendo cazzate come quelle dei suoi colleghi. Perché, semplicemente, altrimenti non si capisce proprio la differenza antropologica tra lui e i grillini.

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