Banca Popolare di Bari, cosa decide il CdA

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-22

L’istituto pugliese, alla cui guida è tornato a metà dicembre Vincenzo De Bustis, deve affrontare un deterioramento degli indici patrimoniali dovuto a maggiori accantonamenti. Intanto il giudice risarcisce i risparmiatori di Tercas

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Il piano industriale con all’interno “ipotesi di rafforzamento patrimoniale” saranno al centro del consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Bari convocato per domani. L’istituto pugliese, alla cui guida è tornato a metà dicembre Vincenzo De Bustis, deve affrontare un deterioramento degli indici patrimoniali dovuto a maggiori accantonamenti oltre che il nodo della forma societaria, fra possibile trasformazione in spa e mantenimento della natura cooperativa.

Banca Popolare di Bari, cosa decide il CdA

Sulla vicenda balla ancora il destino delle azioni e dei suoi possessori. La strada battuta dalla Popolare di Bari sembra essere la stessa di Veneto Banca e Popolare di Vicenza: valevano, secondo stime di parte, fino a 9,53 euro. Meno di tre anni fa, nell’aprile 2016, erano a 7,5 euro, nel momento in cui si cercò una soluzione con la «quotazione» sul segmento Hi-Mtf. Oggi quei titoli «valgono» 2,38 euro, ma non ci sono scambi,nessuno vuole acquistarli, non si fa prezzo e il valore è una pura indicazione.

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Banca Popolare di Bari, i conti (La Repubblica, 6 gennaio 2019)

Dai massimi si è perso il 75 per cento dell’investimento, con una capitalizzazione passata da 1,2 miliardi a 380 milioni. Dati ipotetici, perché la verità è molto più amara e i 70mila soci della Popolare di Bari hanno acquisito la sensazione di avere carta straccia in mano. Soprattutto se l’aumento da realizzare nei prossimi mesi sarà fortemente diluitivo e (probabilmente) non a loro dedicato. Intanto  la Corte di Appello di Bari con provvedimento del 22 gennaio 2019 ha confermato la sospensione delle sanzioni irrogate dalla Consob nei confronti della Banca Popolare di Bari e dei suoi esponenti aziendali. Lo ha fatto sapere l’istituto pugliese in una comunicato. “Il provvedimento – informa la banca – che conferma quello già adottato dal Presidente della Corte il 16 e il 26 ottobre 2018, ha ritenuto “non pretestuosi” gli argomenti addotti dalla Banca. Il merito sarà discusso nel prossimo mese di marzo”.

Il caso Tercas

Intanto il tribunale di Teramo, giudice Antonio Converti, ha sancito il comportamento non corretto e non trasparente della ex banca Tercas e ha accolto il ricorso dei primi quattro risparmiatori teramani che avevano sottoscritto circa 200mila euro di titoli. Il Tribunale ha condannato l’istituto di credito a restituire tutte le somme impiegate per l’acquisto dei titoli, oltre alla rivalutazione e agli interessi dal 2006 e le spese legali. La sentenza riguarda le azioni Tercas fatte sottoscrivere dalla Banca a numerosi clienti in occasione dell’aumento di capitale del 2006 e diventate carta straccia all’indomani del crac della banca, poi assorbita dalla Banca Popolare di Bari.

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Tra monte capitale e interessi la somma da restituire si aggira sui 200mila euro. Secondo gli avvocati Renzo Di Sabatino di Teramo e Massimo Cerniglia di Roma, che hanno difeso i quattro clienti per conto di Federconsumatori, si tratta di una “sentenza clamorosa che costituisce un essenziale precedente per tutti i risparmiatori che hanno intrapreso l’azione legale contro la Banca”. Il giudice in sostanza ha ritenuto che l’Istituto di credito non abbia rispettato gli obblighi informativi in merito ai titoli che stavano vendendo e che non era stato spiegato chiaramente ai clienti il rischio reale dell’investimento. Vendute fuori dai mercati regolamentati, le azioni Tercas furono cancellate dal commissario di Bankitalia, Riccardo Sora, quando dichiarò il default dell’Istituto e avviò la procedura di vendita alla Popolare di Bari, e centinaia di risparmiatori furono così danneggiati. Sono circa 200, degli iniziali 560 clienti che si erano rivolti a Federconsumatori, ad aver avviato il contenzioso dinanzi al tribunale di Teramo.

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