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Il piano di Virginia Raggi per i campi rom

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-06-01

Un contributo di 800 euro per la casa in affitto, l’ok alle case popolari dopo il 30 giugno, l’impegno per la scolarizzazione: la giunta spiega come userà i fondi europei per garantire l’integrazione. Ma alle associazioni il piano non piace

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Un bonus da 800 euro (con bonifico a fine mese) per i residenti a reddito basso dei campi rom che il Comune vuole chiudere. L’alternativa sono le case popolari. Il piano della giunta di Virginia Raggi per smantellare le baraccopoli prende forma dopo i primi tentativi non riusciti: prevede che i primi due campi che verranno smobilitati sono La Barbuta e Monachina.

Il piano di Virginia Raggi per i campi rom

Secondo alcune stime a Roma 4500 nomadi vivono nei campi attrezzati, altrettanti in accampamenti di fortuna. Il Campidoglio intende utilizzare i fondi europei per integrare gli abitanti dei campi dando loro casa e lavoro. Una strada subito criticata dalla destra di FdI e invece invocata, tra gli altri, dalla Comunità di Sant’Egidio. Un patto di responsabilità tra capofamiglia Rom e Campidoglio, questo prevede il piano per il superamento dei campi presentato dalla sindaca. “Il percorso che si intende percorrere a Roma poggia su 4 assi: scolarizzazione, occupazione, salute, abitazione. Sono previste per questo misure temporanee di sostegno”, ha spiegato Raggi.

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I rom a Roma (Il Messaggero, 1 giugno 2017)


Nei primi due campi che il Campidoglio vorrebbe chiudere in circa 2 anni, La Monachina e La Barbuta, le azioni del piano saranno avviate da subito con 3,8 milioni di fondi europei. Per i primi due campi da chiudere è previsto “un sostegno specifico per l’abitare e per l’occupazione, finanziato con fondi Ue, che durerà due anni, al termine dei quali i campi chiuderanno”.

I fondi europei per i campi rom

Il patto prevede l’impegno alla scolarizzazione dei minori rom (il trasporto scolastico ad hoc verrà ridotto e rimarrà solo nei campi meno raggiungibili, perché «i genitori dovranno accompagnare i figli direttamente a scuola», ha detto Baldassarre) e un impegno del Comune sul versante dell’occupazione, con corsi di formazione e il sostegno logistico alla creazione di piccole realtà imprenditoriali o ditte individuali. Spiega Lorenzo De Cicco sul Messaggero che per capire quante case popolari verranno destinate ai rom bisognerà aspettare il 30 giugno, quando gli uffici comunali avranno elaborato il piano per il superamento dell’emergenza abitativa. «Un grande lavoro che prevede anche un ragionamento su tanti immobili sequestrati alla mafia che potranno essere utilizzati – ha concluso l’assessore al Sociale – Essere territorio di mafia a volte porta anche vantaggi…».

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Una veduta aerea del Campo Rom al River Village

Ma per l’Associazione 21 Luglio, che si occupa dei rom a Roma, il piano è “vuoto, confuso e privo di concretezza. Sulla questione si preferiscono slogan optando per un preannunciato fallimento. Dall’uso dei fondi europei ad un Patto di Responsabilità, da un generico incremento occupazionale ad un vago sostegno economico: una serie di principi vengono scanditi in successione senza che vengano indicati tempistiche, priorita’, obiettivi, azioni. Nel Piano – secondo Associazione 21 luglio – c’è un deficit di conoscenza del fenomeno (i rom in emergenza abitativa della Capitale non sono 4.500 in 9 ‘villaggi’ bensi’ 5.300 in 19 insediamenti formali e 2.200 in insediamenti informali) e di visione strategica. Nel Piano presentato dalla Giunta Raggi vengono elencati principi generali senza pero’ affrontare nel dettaglio ogni singola problematica. Sul tema della scolarizzazione si prevede il contrasto dell’abbandono scolastico. Non viene detto nulla su quali azione promuovere. Sul tema dell’occupazione il Piano prevede di ‘incrementare l’occupazione al fine di diminuire il tasso di criminalità e accrescere produttività complessiva eliminando ogni possibilità di lavoro nero senza indicare modalità operative che portino al raggiungimento di questi risultati. Sul tema centrale dell’alloggio si conta di ‘riscontrare persone economicamente autosufficienti presenti nei campi’ e sostenere, per i bisognosi ‘interventi di supporto’ in assenza di una chiara indicazione su come declinare tale impegno e su quale ventaglio di soluzioni proporre. Sul tema della salute si punta ad ‘implementare la medicina preventiva e l’educazione alla salute’. Nulla viene specificato su come raggiungere tali obiettivi”.
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Le baracche del Campo Rom al River Village

Cosa c’è che non va nel piano rom della Giunta Raggi

“Non basta- sostiene Associazione 21 luglio – enfatizzare l’utilizzo dei fondi europei quando questi non sono certi e richiederanno comunque un uso in tempi non prossimi. E’ fuorviante garantire ‘il ritiro di tutti i bandi coinvolti in Mafia Capitale’ se questo è già avvenuto con la passata Giunta”. “La drammatica situazione di quanti vivono oggi nelle baraccopoli romane- afferma Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio- non richiede slogan improntati sul rispetto della legalità e la trasparenza e impegni di massima sui quali tutti, o quasi, siamo concordi. C’e’ urgenza, oggi più che mai, di un Piano sociale vero, che indichi tempi, insediamenti da superare, quantificazione delle risorse umane ed economiche da impiegare, perché tale problematica la si risolve aggredendola con operazioni incisive, chiare e definite. In passato avevamo indicato all’Assessorato alla persona, alla scuola e alla comunità solidale delle strade percorribili ma evidentemente questa Amministrazione preferisce elencare ‘buoni propositi’ piuttosto che affrontare di petto la questione. Anticipiamo, per questo Piano, un fallimento certo e purtroppo, come già avvenuto nel passato, sarà probabilmente il tempo a darci ragione”.

Leggi sull’argomento: Il fantastico piano di Virginia Raggi per (fingere di) superare i Campi Rom

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