Il piano di Tria per la legge di bilancio (non piacerà a Lega e M5S)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-09-02

Il ministro immagina di poter utilizzare sei miliardi di euro per avviare reddito di cittadinanza e flat tax. Un piano prudente e comunque già così di difficile attuazione. Ma sicuramente non piacerà

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Bambole, ci sono solo sei miliardi di euro per reddito di cittadinanza e flat tax. Mentre nei progetti del MoVimento 5 Stelle spunta la possibilità di finanziare il reddito di cittadinanza usando i fondi del REI e quelli per gli 80 euro, nei progetti e nei programmi di Giovanni Tria c’è un piano molto più sostenibile rispetto a quelli che la Lega e i grillini hanno annunciato nei giorni e nei mesi scorsi.

Il piano di Tria per la legge di bilancio

Il piano di Tria per la Legge di Bilancio 2019, che il ministro dell’Economia sta preparando in vista del Documento Economico Finanziario il cui aggiornamento è previsto per settembre, considera infatti il mantenimento del tetto del 3% sul deficit, mentre Luigi Di Maio e Matteo Salvini incitano via XX Settembre a prevedere lo sforamento. Il ministro non intende violare le regole e anzi vorrebbe mantenere il deficit sul 2% scegliendo una strategia di estrema prudenza che porterebbe anche alla riduzione dal 2,2% lasciato dal suo predecessore Pier Carlo Padoan.  In questo modo Tria avrebbe la possibilità di presentarsi a Bruxelles con i numeri “giusti” ed evitare la crisi dello spread che in questi giorni sta manifestando i suoi primi effetti.

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Le stime sull’economia italiana in vista del DEF (Corriere della Sera, 2 settembre 2018)

Ma un progetto del genere, sottolinea Enrico Marro sul Corriere della Sera, dovrà trovare risorse non solo per contenere il deficit, ma anche per almeno «avviare», come non si stancano di precisare al Tesoro, le molte riforme che Movimento 5 Stelle e Lega vorrebbero invece fossero attuate tutte nel 2019. Avviare può voler dire molte cose, ma di certo vuol dire che i progetti come il reddito di cittadinanza e la flat tax non avranno inizialmente la forma e la platea di percettori promessa da M5S e Lega.

Reddito di cittadinanza e flat tax ridimensionati

Sulla tassa piatta all’italiana nei progetti della Lega c’era un anticipo per le partite IVA che è stato rivisto negli ultimi mesi per trovare una forma “potabile” per l’elettorato e contemporaneamente sostenibile per i conti pubblici. L’estensione del regime forfettario passa naturalmente per l’innalzamento della soglia di ricavi: attualmente il tetto varia da 30 a 50 mila euro a seconda della categoria. Il punto è fino a dove arrivare. Ci si potrebbe spingere fin verso i 100 mila euro, incrementando in modo corrispondente anche gli altri parametri; ma siccome questo tipo di normativa fiscale (che coinvolge l’Iva) richiede l’autorizzazione dell’Unione europea, almeno nella fase iniziale risulterebbe più semplice fermarsi a 65 mila, soglia per la quale esiste già il via libera comunitario. Per le coperture il governo potrebbe guardare all’imposta sul reddito d’impresa (Iri) un regime opzionale introdotto nella scorsa legislatura ma finora non entrato in vigore: in pratica le piccole imprese avrebbero avuto usufruire di una tassazione al 24 per cento sugli utili pagati in azienda, analoga all’Ires pagata dalle società.

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Il reddito di cittadinanza e il suo finanziamento (Corriere della Sera, 2 settembre 2018)

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza invece, posto che si passerà ad includere i fondi già stanziati per il Reddito di Inclusione del governo Gentiloni, la sua versione “soft” prevede che l’assegno scenda a 400 euro per aumentare la platea dei beneficiari a circa tre milioni di persone. Anche qui si tratta di riuscire a mediare con Lega e M5S portando in cambio l’affidabilità finanziaria ritrovata e i maggiori spazi di manovra sullo spread.

Solo sei miliardi da spendere per i poveri Salvini e Di Maio

Ora, però, rimane il problema del cofinanziamento: il ministro vuole tagliare nei ministeri per tre miliardi di euro, una scelta che va a cozzare con le centinaia di richieste di aumento dei fondi. E poi vuole utilizzare due misure precise per fare cassa: il cosiddetto riordino delle detrazioni e delle deduzioni fiscali, sogno di tutti i ministri dell’Economia dai tempi di Tremonti che però si è finora sempre infranto contro le categorie colpite dai tagli (agricoltori e camionisti ad esempio) che molto spesso costituiscono bacino elettorale dei partiti al governo o gruppi che potrebbero mettere in scena proteste pericolose per la stabilità dell’esecutivo.

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Detrazioni e deduzioni nel fisco italiano (Corriere della Sera, 5 agosto 2018)

La seconda misura allo studio è invece la famosa “Pace fiscale”, ovvero il condono delle liti pendenti con il fisco che potrebbe portare tre miliardi in cassa (dal riordino di detrazioni e deduzioni se ne attendono addirittura cinque). Tagli più tax expeditures più pace fiscale uguale undici miliardi di euro, di cui cinque verrebbero utilizzati per contenere il deficit e sei per l’«avviamento» delle riforme economiche care a Lega e MoVimento 5 Stelle. Un piano prudente e comunque già così di difficile attuazione. Ma sicuramente non piacerà.

Leggi sull’argomento: La denuncia di Borghi a Calenda per minacce

 

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