La flat tax per le partite IVA

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-08-05

Versare un’imposta forfettaria del 15 per cento entro certe soglie di fatturato, rispettando inoltre altri vincoli (ad esempio una presenza limitatissima di collaboratori): l’ipotesi del governo per i lavoratori autonomi

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La flat tax sarà testata sulle partite IVA. L’ipotesi che su cui si lavora al ministero dell’Economia (come confermato nelle settimane scorse dal viceministro Massimo Garavaglia) è estendere l’attuale regime forfettario istituito con la prima manovra del governo Renzi e successivamente modificato. Questo meccanismo permette ai soggetti economici di minori dimensioni di versare un’imposta forfettaria del 15 per cento entro certe soglie di fatturato, rispettando inoltre altri vincoli (ad esempio una presenza limitatissima di collaboratori). Spiega oggi Il Messaggero che iI 15 per cento è anche la prima delle due aliquote – l’altra è il 20 – della nuova Irpef immaginata dalla Lega Nord ed inserita nel contratto di governo, la cosiddetta “flat tax” (che a rigore non è tale). Ecco quindi che l’operazione potrebbe essere presentata come una sorta di avvio di quel progetto, anche se in realtà riguarda le piccole partite Iva e non la generalità dei contribuenti.

flat tax lavoratori autonomi
La distribuzione dei lavoratori autonomi in Italia (Il Messaggero, 5 agosto 2018)

 

L’estensione del regime forfettario passa naturalmente per l’innalzamento della soglia di ricavi: attualmente il tetto varia da 30 a 50 mila euro a seconda della categoria. Il punto è fino a dove arrivare. Ci si potrebbe spingere fin verso i 100 mila euro, incrementando in modo corrispondente anche gli altri parametri; ma siccome questo tipo di normativa fiscale (che coinvolge l’Iva) richiede l’autorizzazione dell’Unione europea, almeno nella fase iniziale risulterebbe più semplice fermarsi a 65 mila, soglia per la quale esiste già il via libera comunitario. Per le coperture il governo potrebbe guardare all’imposta sul reddito d’impresa (Iri) un regime opzionale introdotto nella scorsa legislatura ma finora non entrato in vigore: in pratica le piccole imprese avrebbero avuto usufruire di una tassazione al 24 per cento sugli utili pagati in azienda, analoga all’Ires pagata dalle società. L’obiettivo era incentivare la capitalizzazione, ma già la scorsa legge di Bilancio aveva fatto slittare di un anno l’avvio ottenendo un risparmio di 2 miliardi. A regime l’Iri vale poco meno di 1,3 miliardi l’anno: soldi che potranno essere dirottati sull’anticipo di flat tax.

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