Perché è mancato il numero legale alla Camera

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-10-07

L’assenza di 44 deputati di maggioranza, da ieri in quarantena fiduciaria e quindi per legge bloccati a casa, non ha permesso di raggiungere le 221 presenze in Aula che rappresentava il numero legale, non raggiunto per 15 voti la prima volta e di 8 in una successiva votazione

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Il Covid e una certa imperizia dei gruppi di maggioranza hanno fatto mancare il numero legale alla Camera su un voto importante, quello della risoluzione al governo per l’emanazione del prossimo Dpcm sulla gestione della pandemia. Infatti l’assenza di 44 deputati di maggioranza, da ieri in quarantena fiduciaria e quindi per legge bloccati a casa, non ha permesso di raggiungere le 221 presenze in Aula che rappresentava il numero legale, non raggiunto per 15 voti la prima volta e di 8 in una successiva votazione. Un flop dovuto anche all’improvvisa mossa dei gruppi del centrodestra che non hanno partecipato al voto, ma anche a diverse assenze ingiustificate come risulta dalla lettura dei tabulati che l’Ansa ha visionato: 56 nella prima votazione e 36 nella seconda. Il numero legale è costituito dalla metà più uno dei deputati (630), togliendo quelli in missione o malati. Nei gruppi di maggioranza – come ha riferito in Aula Emanuele Fiano – oltre agli assenti giustificati (appunto deputati in missione e malati) mancavano 23 parlamentari del Pd, 15 di M5s, 5 di Iv e 1 di Leu che pur non positivi al Covid sono in quarantena a casa perché hanno avuto contatti con loro colleghi positivi. I 44 sono in attesa dell’esito del tampone effettuato ieri. Al momento della prima votazione, constata l’assenza del numero legale, la maggioranza (con Emanuele Fiano, Davide Crippa, Federico Fornaro e Silvio Fregolent) ha chiesto di considerare in missione i 44 in isolamento, cosa che avrebbe consentito il raggiungimento del numero legale. Una analoga decisione era stata presa in primavera per i deputati che abitavano nelle zone rosse. Ma il vicepresidente Ettore Rosato ha ricordato che per essere considerati in missione occorre presentare una domanda, cosa che né i 44 né i loro gruppi hanno fatto. Spiega Repubblica:

perché non c'era numero legale camera

Ma per capire cosa è davvero accaduto ieri, occorre riavvolgere il film della giornata. Tutto succede dopo le comunicazioni del ministro Roberto Speranza, allorché il centrodestra si accorge dei vistosi buchi fra gli scranni del Pd e del M5S. I capigruppo Molinari (Lega), Lollobrigida (FdI) e Gelmini (FI) decidono di mettere alla prova la tenuta della maggioranza: compatti, non partecipano al voto sulla risoluzione proposta dai partiti di governo, che vanno sotto. «La Camera non è in numero legale per 15 deputati», certificheranno poi i tabulati di Montecitorio. Le opposizioni esplodono in un boato di gioia. «Non c’è nulla da festeggiare», il richiamo all’Aula del presidente di turno Ettore Rosato. Ma l’esultanza è incontenibile. I giallorossi tentano allora il contropiede. Si decide per la ripetizione del voto: da Di Maio a Gualtieri passando per Bonafede, mezzo governo si precipita alla Camera. Il risultato tuttavia non cambia: stavolta ne mancano otto. Com’è possibile? Panico. A caldo il dem Fiano e il grillino Crippa ammettono «un problema politico», mentre il renziano Giachetti parla di «semplice sciatteria». Di certo, qualcuno ha fatto male i conti. E qualcun altro ne ha approfittato. «Non avete più i numeri, togliete il disturbo», il ritornello intonato subito dal centrodestra. «Basta con gli atti di forza senza avere i muscoli», la critica contro la proroga dello stato d’emergenza. «Conte venga a riferire in Parlamento e dialoghi con le opposizioni», la richiesta perentoria. Saranno i tabulati a svelare l’arcano. Fra i “disertori” compaiono 45 deputati risultati positivi o in quarantena precauzionale: 23 Pd, 16 M5S, 5 Iv e 1 Leu

.Nella seconda votazione effettuata dopo un’ora sono accorsi alcuni ministri e sottosegretari (come Gualtieri e Di Maio) ma il quorum non è stato raggiunto per 8 voti. Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fdi ha tuttavia osservato che al netto dei 44 in quarantena, mancavano “oltre cento” deputati della maggioranza, che nel complesso ha oltre 330 voti, quindi “c’è un problema politico”. Dalla lettura dei tabulati emerge che nella prima votazione in maggioranza risultano essere assenti ingiustificati in tutto 90 deputati (10 di Iv, 3 di Leu, 48 di M5s e 29 del Pd) ai quali andrebbero sottratti i 44 in quarantena, per complessivi 56 deputati. Nella seconda votazione, con i soccorso di alcuni ministri e sottosegretari accorsi nel frattempo le cose sono leggermente migliorate ma non a sufficienza: gli assenti totali non giustificati erano 80 (10 di Iv, 2 di Leu, 41 di M5s e 27 del Pd) che scendono a 36 scomputando i deputati in confinamento obbligatorio. Interpretazione diversa ma non meno severa invece da Roberto Giachetti (Iv) per il quale “non c’è stato un problema politico ma una grave sciatteria da parte dei gruppi di maggioranza che, quando c’è un voto così importante, devono far di tutto perché ci sia il numero legale”.

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