Economia
Pensione a 64 anni con taglio del 3% e sconto di due anni per chi fa lavori gravosi
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-09-28
Dal 2022 chi vuole potrebbe andare in pensione con un’uscita anticipata che prevede un’età di 64 anni e un minimo di 38 anni di contributi. Con un taglio su una parte dell’importo. E per chi è impiegato in lavori usuranti ci sarebbe uno sconto
Dal 2022 chi vuole potrebbe andare in pensione con un’uscita anticipata che prevede un’età di 64 anni e un minimo di 38 anni di contributi. É una delle ipotesi che sono sul tavolo per superare Quota 100. Ma chi deciderà di anticipare il pensionamento dovrà accettare un taglio 2,8-3% della parte di pensione calcolata con il calcolo contributivo per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni. Inoltre chi fa lavori usuranti avrà diritto a due anni di sconto, spiega il Messaggero:
Fra un anno lo stop al meccanismo sperimentale di Quota 100 promette di produrre effetti ingiusti (uno scalone di ben 5 anni) nei confronti di chi non potrà andare in pensione sfruttando questa finestra e dovrà invece attendere il compimento dei 67 anni. Cosa fare per risolvere il problema? Il governo pensa a varie soluzioni e la preferita consiste nel consentire, dal 2022, a chi lo desidera l’uscita anticipata a 64 anni di età con un mimino di 38 annidi contributi accettando un taglio del 2,8-3% della parte di pensione calcolata con il calcolo contributivo (modello introdotto nel 1996 per tutti i lavoratori) per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni. Vale a dire l’orizzonte ordinario della pensione. Questa soluzione potrebbe essere particolarmente favorevole ai lavoratori più maturi e ormai prossimi al riposo. Per loro, quelli nati a cavallo degli anni ’60, buona parte della pensione viene infatti calcolata attraverso un modello misto retributivo (per le annualità fino al ’96) e contributivo (per le annualità successive). E dunque il sacrificio, in termini di taglio della pensione, sarebbe piuttosto limitato. L’alternativa alla cosiddetta Quota 102 (costo ipotizzato: 8 miliardi di euro) consisterebbe nel puntare su uscite flessibili ancora più anticipate anagraficamente e flessibili calcolando l’assegno interamente con il contributivo. Lo Stato avrebbe costi più elevati, in prima battuta, ma poi risparmierebbe nel tempo perché le pensioni ottenute sono legate ai contributi versati e più basse di quelle calcolate con una parte di retributivo.
Per chi è impiegato in lavori gravosi come operatori ecologici ed altri raccoglitori e separatori di rifiuti; operai dell’industria estràttiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce e conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante, si pensa a un vantaggio: la possibilità di uscita anticipata a 62 anni e 36 di contributi, con una penalizzazione ridotta o nulla. Il provvedimento riguarderebbe chi oggi usufruisce dell’Ape social.
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