Il patto tra i giocatori neri della serie A: “Al primo insulto fuori tutti”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-05

Sono pronti a schierarsi al fianco di Mario Balotelli lasciando il campo di fronte al prossimo episodio di razzismo. 

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Enrico Currò su Repubblica racconta oggi di un patto tra i giocatori di colore della serie A: sono pronti a schierarsi al fianco di Mario Balotelli lasciando il campo di fronte al prossimo episodio di razzismo

L’appello più folgorante è di un sedicenne: Henoc N’gbesso, attaccante delle giovanili del Milan e della Nazionale Under 17, bresciano anche lui, origini ivoriane: «La ferita di Mario me la sono sentita addosso. Io non credo che debbano uscire dal campo solo i giocatori di colore, ma tutti. Credo che soltanto così la gente allo stadio si renderebbe finalmente conto che è accaduto qualcosa di molto grave. E che non può, non deve esserci un bis». (…)

Una novità c’è: il suo gesto di ribellione a Verona stavolta non è passato inosservato, non poteva. Tra i giocatori di colore, e non solo, sta passando la linea forte, perché non ci sia un bis del Bentegodi: uscire appunto tutti dal campo non appena informati del prossimo insulto, del prossimo ululato, del prossimo verso della scimmia, chiunque sia la vittima.

balotelli scalcia pallone cori razzisti 1

Prende forma l’idea di un documento stile “manifesto di Sterling”: nell’aprile scorso l’attaccante del Manchester City pubblicò sul Times un articolo sul tema, subito sottoscritto da numerosi calciatori, allenatori ed ex della Premier League. Sterling chiedeva, tra l’altro, che i giocatori bersagliati dai razzisti non venissero puniti, se lasciavano il campo. Anche Balotelli ha giocato nel City e in Inghilterra ha affinato la sensibilità in materia. Nel giugno scorso a Madrid l’inglese Daniel Sturridge, oggi centravanti del Trabzonspor in Turchia e allora fresco di trionfo in Champions col Liverpool, rivelò la particolare attenzione di Balotelli alla questione.

Che Mario abbia doti di divulgatore lo dimostra la foto della Nazionale ad Auschwitz nel 2012, prima dell’Europeo, in cui lo si vede spiegare a Cassano, in lacrime, le origini ebraiche dei suoi genitori adottivi. L’assurdità del razzismo è la sua certezza. Da bambino, racconta nel libro “Demoni”, gli capitò di restare escluso dai coetanei, in una partitella, «perché sei nero». Durante il ritiro romano dell’Under 21, anno 2009, da una moto gli lanciarono un casco di banane, a Ponte Milvio. L’estate scorsa, quando è tornato in Italia dal Marsiglia, in piena emergenza sbarchi, non ha eluso la domanda fatidica: «Vorrei che il popolo italiano fosse un po’ più umano Gli ululati allo stadio? Ora non voglio pensarci, mi auguro che non capiti» . È capitato.

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