La minaccia di Paragone: “Vedremo se le forze dell’ordine sono ancora capaci di tenere il dissenso” | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-08-04

Il leader di ItalExit è alle prese con i tempi strette per la raccolta firme in vista delle prossime elezioni e se la prende con Mattarella. Dice di non voler fare “l’incendiario”, ma le sue parole lo smentiscono

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Premette e ribadisce di non voler “fare l’incendiario”, ma ogni parola pronunciata nel corso della conferenza stampa andata in scena ieri alla Camere dei deputati lo smentisce. E così il senatore Gianluigi Paragone, alle prese con una difficile raccolta firme per poter candidare la propria lista – di cui sono entrati a far parte anche Nunzia Schilirò e Stefano Puzzer -, lancia un “avviso” direttamente al Presidente della Repubblica annunciando anche la propria partecipazione a eventuali manifestazioni di dissenso in piazza. E lo fa tirando in ballo anche le forze dell’ordine.

Paragone se la prende con Mattarella e minaccia il “dissenso”

Nel corso della conferenza stampa alla Camera per annunciare la creazione di una coalizione tra ItalExit e Alternativa, Paragone ha criticato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per non aver concesso una deroga temporale alla raccolta firme (ne occorrono 750 in ogni collegio elettorale, per un totale di 60mila) entro il 22 agosto. E lì, mentre provava a dire di non voler fare l’incendiario, ha pronunciato queste parole:

“O quella voce del dissenso entra in Parlamento o io accompagnerò le voci del dissenso fuori dal Parlamento e faremo i conti da fuori. O il capo dello Stato prende in mano la situazione o io starò in piazza con quelle voci e accada quel che accada. Vediamo se le forze dell’ordine sono ancora capaci di tenere il dissenso visto che gli ultimi tempi li hanno passati a controllare green pass”.

La minaccia, dunque, di una serie di manifestazioni pubbliche di dissenso in piazza alle quali lui non solo non si sottrarrà, ma parteciperà attivamente. E quella citazione su “le forze dell’ordine” e la verifica sulla loro capacità di contenere il dissenso è un chiaro riferimento al fatto che quel che potrebbe avvenire non sarà del tutto “pacifico”. Il tutto dopo aver votato contro la fiducia al governo Draghi, aver contribuito (anche se in minima parte, visti i numeri ridotti), alla fine della legislatura nel mese di giugno costringendo il Quirinale a indire le elezioni il 25 settembre, dopo l’estate.

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