Paola Taverna non ha capito cosa ha detto l’ISTAT (strano!)

di dipocheparole

Pubblicato il 2018-11-13

La senatrice e vicepresidente di Palazzo Madama Paola Taverna ieri ha esultato per un’altra grande vittoria del MoVimento 5 Stelle nei confronti della realtà pennivendola e puttana che vuole fregare i grillini a cui però non la si fa tanto facilmente. Con lo spirito di osservazione di chi la sa lunga e non si vergogna …

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La senatrice e vicepresidente di Palazzo Madama Paola Taverna ieri ha esultato per un’altra grande vittoria del MoVimento 5 Stelle nei confronti della realtà pennivendola e puttana che vuole fregare i grillini a cui però non la si fa tanto facilmente. Con lo spirito di osservazione di chi la sa lunga e non si vergogna certo di dimostrarlo, la Taverna ci ha fatto sapere che per l’Istat “il reddito di cittadinanza potrà portare all’aumento del Pil fino allo 0,3% e a una ripresa dei consumi. Ancora una volta i dati ci danno ragione. Il reddito di cittadinanza è necessario per la nostra crescita, si deve fare e lo faremo. Il vento è in poppa!”.

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C’è però un piccolo problema. La Taverna non sembra aver colto pienamente il senso di quanto affermato dall’ISTAT. Oppure la Taverna, avendo capito benissimo cosa ha detto l’ISTAT, ha deciso volutamente di cancellare una parte di quanto affermato per distorcere il senso del messaggio dell’istituto di statistica, che a ben guardare ha detto tutt’altro. Cosa ha detto l’ISTAT? “Sotto l’ipotesi che il Reddito di cittadinanza corrisponda a un aumento dei trasferimenti pubblici pari a circa 9 miliardi (ovvero lo 0,5% del PIL, ndr), secondo le simulazioni effettuate il Pil registrerebbe un aumento dello 0,2% rispetto allo scenario base. Questa reattività potrebbe essere più elevata, e pari allo 0,3%, nel caso in cui si consideri l’impatto del Reddito di cittadinanza come uno shock diretto sui consumi delle famiglie”, ha detto Franzini. “Il modello dell’ISTAT stima un incremento del Pil pari allo 0,7% in corrispondenza di un aumento della spesa pubblica pari all’1% del Prodotto interno lordo. L’effetto del beneficio sul Pil terminerebbe dopo 5 anni, quando la riduzione dell’output gap e il conseguente aumento dei prezzi annullerebbero gli effetti positivi della spesa pubblica. Gli effetti positivi di questo scenario sono raggiunti sotto l’ipotesi che nello stesso periodo non si verifichino peggioramenti delle condizioni di politica monetaria, ovvero che non ci siano aumenti dei tassi di interesse di breve termine”. L’ISTAT ha spiegato con parole tutto sommato comprensibili a una senatrice della Repubblica che se si investe una somma pari allo 0,5% del PIL nel reddito di cittadinanza, il beneficio sul PIL sarà dello 0,2-0,3%. In parole povere, ogni euro messo nel reddito di cittadinanza darà un contributo di 40-60 centesimi al PIL. Ovvero ci si perde. Povera Paola.

Leggi sull’argomento: Pensione di cittadinanza: come la promessa (non) verrà mantenuta

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