«Non ci sono liste della morte nelle sale di terapia intensiva»

di dipocheparole

Pubblicato il 2020-03-13

Dopo le parole di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo in piena emergenza Coronavirus, sul fatto che i pazienti che non possono essere attaccati alle macchine della terapia intensiva e che vengono lasciati morire, Melania Rizzoli, medica e parlamentare di Forza Italia che già aveva raccontato come riconoscere i sintomi del Coronavirus, scrive in un articolo …

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Dopo le parole di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo in piena emergenza Coronavirus, sul fatto che i pazienti che non possono essere attaccati alle macchine della terapia intensiva e che vengono lasciati morire, Melania Rizzoli, medica e parlamentare di Forza Italia che già aveva raccontato come riconoscere i sintomi del Coronavirus, scrive in un articolo pubblicato su Libero che non è vero che i malati più anziani vengono abbandonati al loro destino e che si fa una selezione di chi salvare in base all’età:

Non è assolutamente vero che ci sia qualcuno che venga lasciato morire in assenza di cure o posti letto, non è vero che gli over 80 vengono abbandonati al loro destino, non è vero che i pazienti anziani non vengono intubati, non è vero che si sceglie di assistere chi ha maggiori possibilità di sopravvivenza, e soprattutto non è vero che si sceglie di curare in base all’età anagrafica. È vero invece che in questa emergenza sanitaria i medici si sono trovati spesso in situazioni critiche, obbligati a valutare persone in fin di vita e ritenute perdute, con grave insufficienza multi-organica, che presentavano più di tre organi vitali compromessi, arrivate in ospedale con sovrapposta la grave polmonite causata dal Covid19.

Questa ha inciso sui problemi patologici pregressi, tollerando male l’ipossia acuta, ed è vero che le loro possibilità di sopravvivere alla fase critica della virosi sono state spesso considerate minime, e la loro probabilità di mortalità elevata al 100%. Ma non è assolutamente vero che queste persone non sono state accudite ed assistite in ogni modo e sotto tutti i punti di vista, non è vero che su di loro è stata applicata la desistenza terapeutica, ed è falso che di fronte a tali casi sia stata valutata l’eventualità di squilibrio tra le necessità cliniche del soggetto e le disponibilità di risorse materiali sanitarie.

melania rizzoli liste della morte sala rianimazione terapia intensiva

Le voci che si sono levate in proposito, anche da parte di esperti del settore, sulla possibilità concreta di carenza di posti letto nei reparti di rianimazione, e sulla conseguente eventualità di non poter soddisfare tutte le emergenze, erano sempre finalizzate a responsabilizzare la popolazione sana, a invitarla a restare in casa, ad evitare i contatti diretti ed interpersonali, per diminuire la diffusione dei contagi, e non mettere in ulteriore difficoltà il sistema sanitario lombardo da settimane sotto pressione a causa dell’enorme afflusso di ammalati infettati dalla nuova virosi asiatica.

Eppure, bisogna dirlo, tale sistema è stato in grado di reggere all’urto, di farsi carico dell’ordinario e dello straordinario al tempo stesso, quotidianamente, senza rifiutare nessuno, applicando le linee guida per l’epidemia respiratoria che ha colpito un numero di persone molto maggiore rispetto alla disponibilità di sistemi di respirazione assistita, e tutto ciò è stato fatto con tutte le migliaia di pazienti accorsi nei pronto soccorso, con tutti i casi di emergenza, nessuno escluso, grazie al lavoro straordinario e alla dedizione ammirevole di altrettanti medici e operatori sanitari che da settimane sostengono ritmi incredibili, con un carico emozionale devastante, con uno stress ai massimi livelli, prestando la loro assistenza senza sosta e senza orario, pur consapevoli del loro rischio infettivo e mettendo in serio pericolo la propria incolumità.

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