Matteo Renzi, il PD e la soglia del 20%

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-02-27

Il segretario si prepara alla resa dei conti e rassicura i suoi: non ha intenzione di mollare dopo il 5 marzo. Ma due circostanze potrebbero invogliarlo o costringerlo a farlo

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Matteo Renzi sparge ottimismo e garantisce che non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro dopo le elezioni. E proprio per questo, visto che in altre occasioni (il referendum) ha detto il contrario di quello che poi ha fatto, c’è chi lo dipinge come pronto a mollare baracca e burattini se si verificassero un paio di condizioni che contribuirebbero a metterlo in secondo piano sulla scena politica.

Matteo Renzi, il PD e la soglia del 20%

Ovvero, spiega Tommaso Ciriaco oggi su Repubblica, il segretario del Partito Democratico potrebbe decidere per una (temporanea) uscita di scena se il Partito Democratico arrivasse sotto la soglia del 20% e se nascesse un duraturo governo di centrodestra. Due condizioni ad oggi improbabili ma non impossibili. Ieri ha detto che secondo i suoi sondaggi il PD era vicino all’obiettivo di essere il primo gruppo parlamentare (attenzione: non il primo partito) al Senato. Oggi, spiega Wanda Marra sul Fatto, nella sede del PD si ragiona attorno al bluff:

C’È UN’ARIA cupa al Nazareno e lo stesso segretario appare più abbattuto del solito. Pure se a Brescia assicura che il Pd “è già primo in un ramo del Parlamento” (sarebbe il Senato). In realtà, i sondaggi che circolano non registrano nessun miglioramento: il Pd resta inchiodato a un 22% per essere ottimisti. E i candidati dem non riescano a conquistare nessun collegio uninominale, se non quelli della Toscana e (forse) dell’Emilia Romagna. Con un ridimensionamento personale di tutti i big, che lo stesso Renzi ha quasi costretto a misurarsi.

matteo renzi pd soglia

D’altro canto gli ultimi sondaggi pubblicabili indicavano il rischio che la coalizione di centrosinistra si piazzasse addirittura terza.

Ma al netto delle percentuali, pesano i fatti: un conto è un eventuale stallo tra gli schieramenti, altro un governo del Presidente, altro ancora un rapido ritorno alle urne. Due sole circostanze sembrano invece insostenibili, agli occhi del capo dem. La prima è appunto scendere quella soglia psicologica del 20%, che secondo il board renziano renderebbe impossibile reggere l’onda d’urto interna. L’altra sarebbe quella di assistere alla nascita di un duraturo governo di centrodestra. In questo caso, Renzi sceglierebbe una “pausa” – chissà quanto lunga – dalla prima linea.

Un arrivederci che sa di addio

Il rischio che Renzi dovrebbe avere ben presente è però che nella vita politica italiana la figura del Cincinnato che va ad arare i campi in attesa di essere richiamato dal paese in emergenza non ha avuto finora una grandissima fortuna, anzi. C’è chi dopo aver mollato la presa è addirittura scomparso e non è più riuscito a tornare in campo (Mariotto Segni) o, oggi, ha estrema difficoltà nel cercare di farlo (Enrico Letta).

renzi pd sondaggi brescia - 1

Quello di Renzi sarebbe un arrivederci che sa di addio. Anche perché nel frattempo, racconta sempre Repubblica, diversi big si agitano ai nastri di partenza, vogliono prendere posizione per il 5 marzo. Non è solo l’ambizione del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, oppure l’insistenza con cui gira il nome di Dario Franceschini per ogni incarico possibile, anche quello di traghettatore del Pd. È proprio il clima da tana libera tutti che si registra in attesa del 5 marzo.

Leggi sull’argomento: Perché Matteo Renzi dice che il PD nei sondaggi è primo al Senato

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