Marcello Foa: chi è il nuovo presidente della RAI

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-07-27

Gli inizi al Giornale, l’approdo in Svizzera, gli interventi a Russia Today e i duetti con Diego Fusaro e Giulietto Chiesa , fino alla querela a l’Espresso: ecco il nome perfetto per la “Rivoluzione Culturale” di Salvini e Di Maio

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Giusto una decina di giorni fa Marcello Foa annunciava una querela a l’Espresso per un articolo firmato da Vittorio Malagutti spettacolarmente intitolato “Sovranisti? Sì, ma con la cassa in Svizzera” (e successivamente cambiato in “Sovranisti d’assalto, ecco la rete che unisce leghisti e Cinquestelle”) in cui si raccontava di Marcello Dettori, fratello di Pietro, uno dei soci di Rousseau ed ex Casaleggio Associati oggi approdato a Palazzo Chigi.

Marcello Foa: chi è il nuovo presidente della RAI

Nell’articolo si parlava in particolare del sito di Marcello, Silenzi e falsità, e della società che lo edita, Moving Fast Media, che tra i suoi clienti annovera anche una società di Lugano: la MediaTi holding, che pubblica il Corriere del Ticino, di cui Foa è amministratore delegato. Un legame piuttosto labile, che nel pezzo viene collegato a una visita di Steve Bannon, l’ideologo dell’ultradestra americana, a Lugano con Tito Tettamanti, 87 anni, grande vecchio della finanza elvetica con un patrimonio valutato un miliardo di euro.

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Nel primo dei tanti post dedicati da Foa all’articolo de l’Espresso il neopresidente della RAI sosteneva che nell’articolo si insinuasse “che la cassa della Lega sarebbe in Svizzera e si lascia intendere che il sottoscritto avrebbe avuto un ruolo chiave in questa misteriosa e sofisticata operazione”, ma nel pezzo, che potrebbe nel frattempo essere stato modificato, di questo non c’è traccia. «Illazioni e fantasiose connessioni per tentare di giustificare l’astrusità di un titolo sensazionalistico e intenzionalmente diffamatorio perché non circostanziato», ha scritto ancora Foa qualche giorno dopo prima di annunciare la querela al settimanale.

La carriera al Giornale, l’approdo in Svizzera

Di certo la nomina di Foa è una sorpresa totale per chi si occupa di RAI nei giornali italiani: mentre tutti avevano individuato in Fabrizio Salini il nome giusto per il ruolo di amministratore delegato, per la carica di presidente il totonomi puntava a tutt’altro. Tramontata la candidatura di Giovanna Bianchi Clerici anche per i molti dossier che circolavano sul suo conto e che puntavano sul danno erariale, si parlava della possibilità dell’approdo di un presidente di garanzia (ah, la fantasia dei giornalisti!) e dei nomi di Lucia Annunziata e di Gianni Minoli. Alla fine le ipotesi circolate si sono rivelate sbagliate e Lega e M5S sono andati dritti verso un presidente che li rappresenta in pieno. Questo è il ritratto di Foa dal sito de l’Espresso:

Doppia cittadinanza, italiana e svizzera, giornalista, blogger e saggista, Foa, 55 anni, è impegnato in prima linea nella battaglia sovranista. Ha lavorato a lungo per il Giornale della famiglia Berlusconi, alla redazione esteri e come responsabile del sito. Poi, nel 2011, il salto a Lugano, da manager di punta del gruppo Corriere del Ticino.

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Foa non ha mai nascosto il suo sostegno a Salvini, mentre sul fronte Cinque Stelle i legami con Dettori junior si sono consolidati nel tempo. Silenzi e Falsità ospita spesso interventi del giornalista italo-svizzero, che ha sposato in pieno la nuova rotta in politica estera del governo Conte.

Sulla sua pagina Facebook, il manager del Corriere del Ticino non manca mai di segnalare anche i suoi interventi da opinionista per Russia Today, la tv via satellite in lingua inglese controllata dal governo di Mosca.

La rivoluzione culturale di Marcello Foa

Insomma ha ben ragione Luigi Di Maio a parlare di rivoluzione culturale a proposito delle nomine in RAI: se c’è una persona che è lontana dal prototipo (e dallo stereotipo) di presidente della tv pubblica italiana è proprio Marcello Foa. Sulla sua pagina Facebook di recente ha raccontato di quando Indro Montanelli pubblicò una sua lettera su Tangentopoli in cui biasimava la corsa sul carro di Di Pietro nella rubrica del Giornale con una risposta autografa dello storico direttore del quotidiano. Negli anni da Tangentopoli i suoi interessi si sono fatti più variegati.

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Nel suo blog sul Giornale, che spesso riprende articoli pubblicati anche sul Corriere del Ticino, spiegava ad esempio qualche tempo fa che è mettere a tacere le voci libere “il fine reale della crociata lanciata dall’establishment contro Fake news, bufale e post-verità”. E anche lui, nel tempo, si è dilettato a combattere le verità ufficiali, come ha ricordato qualche tempo fa Michelangelo Coltelli su BUTAC segnalando le vicende del golpe contro Trump, dei filmati falsi di Al Qaeda, e la storia dei brogli in Austria.

Foa, Chiesa e Fusaro: un’eterna ghirlanda brillante!

Non solo: su Youtube è ancora presente una meravigliosa puntata de La Gabbia di qualche tempo fa, condotta da Gianluigi Bombatomica Paragone, in cui era ospite insieme a Diego Fusaro e Giulietto Chiesa. Pandora TV, risorsa internet dell’ex inviato a Mosca de La Stampa, ha pubblicato i suoi editoriali video mentre su Byoblu lo vediamo dialogare appassionatamente sempre con Fusaro.

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E se persino il vicedirettore del Fatto Quotidiano Stefano Feltri nota che c’è qualcosa che non torna nelle scelte dei gialloverdi rispetto a quello che dicono, torna a circolare anche qualche suo tweet non esattamente politically correct, se non altro perché Mattarella non ha mai detto né lasciato intendere di rispondere agli “operatori economici e all’Unione Europea, non ai cittadini”, come forzatamente scriveva Foa all’epoca della polemica su Savona: ma se si perdona Di Maio che chiede l’impeachment, perché non si dovrebbe perdonare anche Foa?

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I dubbi sulla validità della nomina

Lui di certo delle polemiche non si cura e su Facebook annuncia il suo addio al Corriere del Ticino e promette di “riformare la Rai nel segno della meritocrazia e di un servizio pubblico davvero vicino agli interessi e ai bisogni dei cittadini italiani. Sin dai tempi del mio maestro Indro Montanelli, mi sono impegnato per un giornalismo intellettualmente onesto e indipendente e da oggi rinnovo questo impegno morale nei confronti dei giornalisti e di tutti i collaboratori della Rai”. E pazienza se i Socialisti Gaudenti nel frattempo l’hanno beccato in flagranza di errore (nel frattempo corretto).

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Nel frattempo il deputato-fustigatore della RAI Michele Anzaldi su Twitter già sostiene che la sua nomina sia incompatibile perché è amministratore delegato di un gruppo concorrente (ma Foa ha già annunciato le dimissioni), mentre Davide Faraone, capogruppo PD in Vigilanza, annuncia barricate: “Questa spartizione è inaccettabile, degna del peggior Cencelli e, siccome la legge prescrive che ad approvare le proposte del Governo sia, con la maggioranza dei due terzi, la Commissione di Vigilanza Rai, facciamo appello a tutte le forze d’opposizione affinché si contrappongano non solo ai nomi, ma alle modalità di scelta del sedicente governo del cambiamento: uno a me, uno a te – conclude Faraone – e chi se ne importa del pluralismo che dovrebbe essere alla base del servizio pubblico radio televisivo”.

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Ma chissà se davvero Forza Italia voterà contro un ex pilastro del Giornale. “In epoca di fake news e di un pericolosissimo tentativo di ordinare ai giornalisti come fare il loro lavoro (è di stamattina l’ultimo, vergognoso post sul blog dei 5Stelle), il servizio pubblico dovrà dimostrare di essere impermeabile a questa deriva autoritaria e di essere autenticamente pluralista. A cominciare dagli organi di garanzia dell’azienda”, dice Giorgio Mulé, capogruppo del partito di Berlusconi in Vigilanza. E aggiunge: “Giudicheremo dai fatti”.

Leggi sull’argomento: Cosa succede quando il M5S non rispetta le sue regole (spoiler: niente)

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