Parla della riforma delle pensioni, dello “scampato pericolo” per aver evitato un ritorno della legge Fornero e della “arroganza di Letta e della Sinistra” che ha portato all’affossamento del ddl Zan. Nessun riferimento ai fatti di Ercolano, a quei due giovani uccisi perché scambiati per ladri mentre sostavano con la loro auto davanti a una villetta. Eppure, quando si parla di legittima difesa, Matteo Salvini trova sempre ampi spazi (nelle sue interviste e sui suoi canali social) per sostenere le proprie tesi. Poi, quando accadono episodi come quello avvenuto in Campania, ecco calare il silenzio sul tema.
Eppure l’occasione pubblica per parlarne – anche solo per mandare un messaggio di vicinanza nei confronti dei genitori di Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, il 26enne e il 27enne uccisi a Ercolano – c’è stata. I giornalisti, infatti, lo hanno fermato fuori dal Palazzo della Regione Lombardia (a Milano) ma non gli hanno fatto alcuna domanda o chiesto di commentare quanto accaduto. Una colpa dei cronisti, certo, ma almeno il leader del Carroccio poteva dedicare 30 secondi dei suoi 8 minuti – poi è dovuto fuggire via, dopo aver snocciolato un “tema libero” sulla riforma delle pensioni – a dare il suo punto di vista.
Perché quei colpi d’arma da fuoco sparati da Vincenzo Palumbo nei confronti Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, hanno ucciso due giovani. Per errore. Non perché partiti inconsapevolmente o fortuitamente, ma perché pensava che fossero due ladri. E un pensiero da parte del primo sostenitore della diffusione delle armi e della legittima difesa era necessario. O, almeno, doveva esserlo. E, invece, anche oggi è caduto il silenzio. Come accade sempre quando alcuni fatti di cronaca imbarazzano la sua propaganda. È accaduto poco tempo fa nei confronti dei manifestanti “Io Apro“, ma anche per molti casi analoghi.