Luigi Di Maio scappa dai collegi uninominali?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-01-03

La Stampa: per il leader e gli altri big la candidatura solo nel listino bloccato. Ma allora chi va alle sfide singole?

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La Stampa in un articolo a firma di Ilario Lombardo racconta oggi che Luigi Di Maio si candiderà solo nel listino bloccato, quello dei cosiddetti «nominati» che a un partito che viaggia attorno al 30% garantirà un bel po’ di posti. Si terrà lontano, dunque, dalla sfida troppo insidiosa dei collegi, che il Rosatellum prevede nel suo mix tra maggioritario e proporzionale.

Almeno fino a ieri sera, quando abbiamo ricevuto conferma dal M5S di questa notizia, era così. A sondare gli umori dei parlamentari grillini uscenti, le nuove regole non sarebbero poi così male. E una ragione di questo entusiasmo c’è: tutti potranno ricandidarsi nel listino blindato del plurinominale. Con una garanzia di eleggibilità maggiore che se fossero finiti nel collegio uninominale. Esattamente come Di Maio e gli altri volti noti del M5S e con buona pace della battaglia sulle preferenze.
Certo, dovranno comunque passare dalle parlamentarie, aperte anche ai neo-iscritti che formalizzeranno l’appartenenza al M5S entro oggi, data ultima per chiudere le autocandidature, ma tenersi al riparo dalla lotteria dell’uninominale, dove la battaglia si fa voto per voto sul territorio, fa tirare un primo sospiro di sollievo. La fuga dai collegi era un epilogo abbastanza previsto tra i 5 Stelle, consapevoli del proprio debole radicamento. In un primo momento si era pensato di duplicare la candidatura, sia nel collegio sia nel listino bloccato, usando quest’ultimo come paracadute. Ma poi il ragionamento ai vertici del M5S è stato questo: «Metti caso che Luigi (Di Maio, ndr) perde nel suo collegio in Campania ma viene comunque eletto nel plurinominale, che figura faremmo con un candidato premier che ha perso la sfida contro il suo avversario diretto?».

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Sondaggi, l’effetto Rosatellum sui risultati possibili (Corriere della Sera, 20 dicembre 2017)

La decisione sembra abbastanza incomprensibile a prima vista. Le nuove regole del M5S prevedono che la candidatura possa essere doppia, ovvero sia nell’uninominale che nel proporzionale. Logica poi vorrebbe che il candidato nei collegi uninominali fosse scelto in modo da attirare voti e attenzione sulla sfida, attraverso l’uso di personalità già conosciute dal grande pubblico: un motivo per aprire alla cosiddetta “società civile” come ha fatto Di Maio nell’annuncio sulle nuove candidature, ma anche per mandare nelle sfide dell’uninominale i parlamentari che in questi anni sono andati nei dibattiti televisivi e hanno coltivato la propria immagine su Facebook, proprio per dare più chances di vittoria nel collegio, utilizzando il paracadute del proporzionale in caso di sconfitta. Invece secondo quanto scrive La Stampa il M5S sta pensando di fare il contrario:

In effetti, in caso di vittoria di Di Maio, l’Italia potrebbe trovarsi un altro presidente del Consiglio nominato da un Parlamento composto sulla base di una legge che non permette di scegliere direttamente il parlamentare, e selezionato sulla base di primarie da poche migliaia di clic. Effetti del Rosatellum ma anche di una precisa strategia interna del M5S che evita i collegi, preferendo per il proprio leader quei listini bloccati che per anni aveva definito incostituzionali.

EDIT: Luigi Di Maio smentisce su FB il pezzo della Stampa:
luigi di maio

Leggi sull’argomento: Marco Travaglio spiega al M5S perché ora gli indagati si possono candidare

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