Politica

Cesa e il pranzo con l’uomo del clan intercettato dalla Dia

neXtQuotidiano 22/01/2021

Lorenzo Cesa è indagato a piede libero per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. Nel 2017 partecipò ad un pranzo con Antonio Gallo, arrestato su richiesta della procura di Catanzaro nell’ambito dell’operazione contro la ‘ndrangheta “Basso profilo”

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Lorenzo Cesa è indagato a piede libero per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso nell’ambito dell’operazione Basso profilo della procura antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, secondo la quale l’ex segretario UDC sarebbe stato il terminale ultimo di un’associazione a delinquere costruita in nome e per conto dei clan crotonesi. “Gli Arena, i Grande Aracri, i Bonaventura, che da Cutro e Isola Capo Rizzuto puntavano ad accaparrarsi appalti e forniture in tutta Italia senza passare dalle gare o grazie a bandi cuciti addosso” spiega
Alessia Candito su Repubblica che racconta l’intercettazione di un pranzo, avvenuto nel 2017, in cui erano presenti l’imprenditore Antonio Gallo e Lorenzo Cesa, che all’epoca era eurodeputato. Gallo è stato arrestato su richiesta della procura di Catanzaro insieme ad altre 47 persone, tutte accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, traffico illecito di influenze e altri reati. Chi è “il principino” e cosa è successo durante quel pranzo?

Ufficialmente patron di un’impresa di dispositivi anti-infortunio – guanti, visiere, mascherine – in realtà, Gallo era per i magistrati era in realtà un «jolly in grado di rapportarsi con i membri apicali di ciascun gruppo mafioso non in senso occasionale e intermittente ma organico e continuo». Una risorsa e un interlocutore necessario per la politica, che con lui si siede fisicamente a discutere e a trattare. Gli uomini della Dia di Maurizio Vallone lo hanno visto. Era il 7 luglio del 2017. A pochi passi da piazza Barberini a Roma, allo stesso tavolo del ristorante “Tullio” ci sono Gallo, all’epoca già travolto da un’inchiesta come prestanome dei clan, l’allora eurodeputato Cesa e la filiera politica che ha portato l’imprenditore alla sua corte: l’uomo forte di Udc in Calabria, attualmente assessore regionale al Bilancio, Franco Talarico e due consiglieri comunali , Tommaso e Saverio Brutto, tutti finiti ieri ai domiciliari. Eccolo il capitale relazionale dei clan, la filiera che consente alle famiglie di ‘Ndrangheta di trasformare capitali illeciti in affari alla luce del sole. Quel pranzo – lo hanno confermato poi le intercettazioni – non era un caso. «Una volta che noi gli facciamo il contatto ad Antonio – ridacchiava soddisfatto uno dei Brutto – lui sa come azziccarsi».

Cesa intanto si difende così in un nota: “Da una prima lettura sommaria degli atti a me notificati dalla Procura, prendo atto del mio coinvolgimento in una limitata vicenda, contigua all’indagine ben più ampia che ha interessato oltre 40 persone, sarebbe cristallizzata ad una partecipazione ad un pranzo di lavoro organizzato a Roma da Franco Talarico, nel 2017, unitamente ai suoi commensali di cui non ricordo neanche il nome. Ritengo mio dovere rendermi disponibile ad una eventuale richiesta di chiarimento da parte degli inquirenti. Ripongo piena fiducia nell’operato della Magistratura, e sono sereno di fronte alle evidenze documentali”

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