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“Chi scatena una guerra è glorioso solo per un minuto, ma poi nei libri di storia rimane un boia”, la lettera di Luciana Littizzetto su Putin | VIDEO

neXtQuotidiano 28/02/2022

Una lettera non indirizzata al Presidente russo, ma al Creatore. Alla fine la citazione delle parole tanto care a Gino Strada

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Non si rivolge direttamente all’inavvicinabile Vladimir Putin, ma al “Creatore”. A colui che ha creato il Presidente russo e che – dopo due anni di sofferenza per la pandemia – sta permettendo al Cremlino di generare e dare vita a nuove tensioni. Tensioni che stanno portando morte e terrore. Tensioni che possono sintetizzarsi in una sola parola: guerra. Così Luciana Littizzetto, dallo studio di “Che Tempo che Fa” (su RaiTre), domenica sera ha letto la sua classica letterina. Poca ironia questa volta, in linea con la situazione difficile. Anzi, complicatissima.

Littizzetto e la lettera a Dio su Putin e la guerra all’Ucraina

Poco meno di cinque minuti in cui si parla di Putin solamente a tratti, ma con parole che sono la sintesi dell’apprensione globale per quel che il Presidente russo è riuscito a generare negli ultimi giorni, con quell’assalto militare (una vera e propria invasione) partita dai confini Ucraini per arrivare al cuore del Paese, in quella Kyiv dove sono piovuti missili sui civili nel tentativo di far cadere un governo democraticamente eletto. Una situazione sintetizzata in questa parole firmate Luciana Littizzetto.

Tu che sei infinitamente buono, lo sei sempre stato e sempre lo sarai, abbassa la testa e guardaci. Ci vedi? Siamo i tuoi figli, tristi e sfiduciati da più di due anni. Lo so che per te due anni sono una soffiata di naso, ma per noi cha abbiamo il metabolismo corto sono tanti.
Se allontani lo sguardo, a 2.400 chilometri da qui, ci sono altri tuoi figli che sono in mezzo alle bombe e piangono. E tremano. Da lassù, oltre le nuvole, non ti andrebbe di vederci di nuovo felici? Siamo stanchi, caro capo.
Vorrei dirti che con tutta l’umiltà e il timor di Dio, prima non era così. Dopo il diluvio hai detto basta, hai fatto spuntare l’arcobaleno. Non è che appena finito di piovere hai mandato le termiti del legno sull’Arca. E anche dopo la pioggia di cavallette non è che hai fatto partire subito la tempesta di noci di cocco. Ci hai lasciato tirare il fiato. E invece, questa volta, mazzate una dopo l’altra. A raffica. Compreso quel simpatico virus che hai creato e fatto scorrazzare per due anni nei nostri nasi e nei nostri polmoni.
Per questo ti chiediamo con tutto il cuore: fai rinsavire Putin. Non ti dico del tutto, non ti dico di farlo diventare suor Cristina. Ma, almeno, che non passi il tempo a mettere in fila i carri armati come gnocchi fatti in casa. Così come mia madre mi obbligava a mettere a posto la stanza urlando ‘tu hai fatto il casino e tu metti a posto’, così umilmente e rispettosamente ci sentiamo di chiederci: ‘tu hai fatto Putin e adesso mettilo a posto’. Mettigli una mano sulla fronte che ne ha tanta di fronte, Putin è tutta fronte, e digli ‘basta, basta così’. Prendilo per le orecchie e scuotilo forte come si fa con lo shaker per preparare il Moscow mule, fino a che il neurone non imbrocchi la strada giusta. Faglielo capire a Putin che chi scatena una guerra è glorioso solo per un minuto, ma poi nei libri di storia rimane un boia per sempre.L’Italia ha mandato Di Maio a far da paciere, ma non ci è riuscito. Fa quel che può anche lui. Contando che fino a un mese fa pensava che il Donbass fosse il nome di un dj russo o di un prete di scarsa statura.
Ferma Putin, immensità nostra, oppure parla con il suo angelo custode. Lo riconosci subito perché ha in Ray-ban neri, l’auricolare all’orecchioun Kalashnikov sotto le ali. Parlaci, convincilo a fargli finire questa guerra. Vogliamo tutti continuare a vivere, sia i russi che gli ucraini. Vogliamo tornare a cantare, a ballare, a mangiare gelati, a ridere, a lavorare, a pagare il mutuo, a sognare, a innamorarci. A fare dei figli, vederli crescere e non solo i nostri. Anche morire, sì. Ma quando è ora. Ognuno nel momento che tu hai scelto, non portati via a mazzi dalle bombe e dalle granate. Ci piacerebbe tornare a goderci i tramonti e le albe. Vogliamo un mondo di pace dall’Europa agli Urali, dal Polo Nord alla Patagonia, in tutte le regioni, e anche dove è impossibile, come l’Afghanistan e la direzione dei 5 Stelle”.

E nella lettera di Luciana Littizzetto c’è stato spazio anche per ricordare un grande uomo, i cui insegnamenti in vita dovrebbero aprire le menti ogni giorno. Soprattutto in questi giorni.

“C’è un signore che da poco è arrivato su da te e che mai come adesso ci manca tantissimo. Lo riconosci perché si chiama Gino, ha l’accento milanese, i capelli spettinati e probabilmente ti ha parlato dell’Inter e di una certa Emergency. Lui diceva che in ogni guerra, il 90% delle vittime sono civili, persone che non hanno mai imbracciato un fucile, che non sanno neanche perché gli arriva in testa una bomba. E poi ripeteva: ‘Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia degli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia’. Ecco, noi la pensiamo come lui. Ti prego, anche stavolta, liberaci dal male”.

Inevitabile, in chiusura, la citazione di Gino Strada fatta da Luciana Littizzetto. L’uomo che, per antonomasia, rinnegava la guerra e lavorava quotidianamente per portare soccorso a tutte quelle vittime innocenti delle bombe e dei missili lanciate da eserciti in conflitto.

(foto e video: da Che Tempo che fa, RaiTre)

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