L’Italia in pericolo frana per frana

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-26

Il 91,1% dei Comuni italiani ha almeno un’area a rischio per frana o alluvione. Ci sono 1.900 chilometri di rete ferroviaria, non solo ponti ma anche linea normale, che attraversano zone a rischio idrogeologico

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Iffi è l’Inventario dei fenomeni franosi in Italia: nel nostro Paese di frane ce ne sono 620.808, che interessano 23.700 chilometri quadrati, il 7,9% del territorio. Come tutta la Lombardia. L’ultimo rapporto dell’Ispra, l’Istituto per la protezione dell’ambiente che gestisce questa banca dati illustrato oggi dal Corriere della Sera, sottolinea come un terzo delle frane sia a«cinematismo rapido». Scende giù rapidamente, cioè, «con gravi conseguenze in termini di vite umane».

Il 91,1% dei Comuni italiani ha almeno un’area a rischio per frana o alluvione. Rientrano in questa categoria tutti i comuni della Liguria, dove domenica la frana ha fatto venire giù quel pezzo del viadotto. Una Regione che, per aggiungere carico al carico, ha il maggior numero di chilometri di autostrada rispetto alla superficie: 69,2 ogni mille chilometri quadrati, quasi il triplo della Lombardia. Nella provincia di Milano i Comuni da considerare a rischio sono il 63,4%. Ma secondo gli esperti dell’Ispra la tabella da guardare è un’altra, più raffinata.

Mette insieme due rischi che spesso vanno in parallelo, come dimostra il crollo dell’altro giorno. Non solo il pericolo frana, nelle categorie elevato o molto elevato. Ma anche la pericolosità idraulica, cioè da alluvione, nella categoria media. Viene fuori che il 16,6% del territorio italiano rientra in questo elenco poco rassicurante. Non sorprende che il valore massimo (83,2%) sia in una regione tutta montuosa, come la Valle d’Aosta. Colpisce che subito dopo, con il 60,1%, venga un territorio in larga parte pianeggiante, ma attraversato da tanti fiumi, come quello dell’Emilia-Romagna.

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L’Italia dei fenomeni franosi (Corriere della Sera, 26 novembre 2019)

La Lombardia è in una posizione media, con il 16%, quasi il doppio del Lazio. In fondo c’è invece la Sicilia, con il 2,9%. Eppure è proprio in questa regione che si trova buona parte dei 25 viadotti dell’Anas chiusi in questo momento per interventi strutturali di recupero. Gli altri sono in Campania e Veneto, oltre che nelle Marche e in Umbria, per effetto del sisma. Ma cosa viene fuori se si sovrappone questa mappa del rischio alle infrastrutture italiane?

Ci sono 1.900 chilometri di rete ferroviaria, non solo ponti ma anche linea normale, che attraversano zone a rischio idrogeologico. Sono l’11,3% del totale e per metterli in sicurezza le Ferrovie dello Stato hanno speso negli ultimi cinque anni 650 milioni di euro. C’è poi un’altra classifica da guardare con attenzione: quella dei ponti gestiti dalle Province, che hanno meno soldi di prima ma continuano a doversene occupare. Si tratta di strutture che hanno bisogno di interventi urgenti, anche (ma non solo) per il rischio frane. In tutto sono 5.931, e al primo posto c ’è la Lombardia con 877.

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