Fact checking
Internet-Day: il giorno in cui Renzi scoprì Internet
Giovanni Drogo 30/03/2016
Matteo Renzi annuncia l’istituzione dell’Italian Internet Day per celebrare il trentennale di Internet in Italia. Ma il sito delle celebrazioni – affidato al solito Riccardo Luna – non è pronto e quello che è peggio il nostro Paese è sempre in fondo alla classifica europea
Qualche giorno fa Silvio Berlusconi ha annunciato di essersi messo a “studiare l’Internet“. Ieri invece Matteo Renzi ha annunciato che il 29 aprile festeggeremo una nuova ricorrenza: l’Internet Day italiano. Probabilmente, vista l’intermittente attenzione che i governi italiani hanno dedicato all’Interwebs sarebbe stato più opportuno scegliere il 29 febbraio come data per festeggiare la Rete ma tant’è, ormai era già passato, e il 29 aprile è la data in cui l’Internet arrivò in Italia (nel 1986). Ecco quindi il lancio in grande stile dell’ennesima prova di coraggio alla quale verranno sottoposti i Digital Champions. Ve li ricordate? Sono quel team di supereroi del digitale, l’associazione privata capitanata dal Digital Champion Riccardo Luna e che dovevano essere gli ambasciatori dell’innovazione e dell’informatizzazione del Paese ma che sono spariti nel nulla.
Il sito di Renzi non funziona
Il premier ci invita ad andare tutti a festeggiare Internet sull’apposito sito «assieme a Riccardo Luna e con il supporto degli “animatori digitali”». Chi sono gli “animatori digitali”? Sono qualcuno di diverso dai Digital Champions? È roba da villaggio turistico 2.0, personaggi che ti invitano a cantare il karaoke dell’inno della Rete? Al di là di queste domande senza risposta non sembra essere un caso quindi che Riccardo Luna (l’uomo che propose il Nobel per la Pace per Internet, raga) risulti essere il titolare del dominio italianinternetday.it. Ovvero: il sito ufficiale dell’Italian Internet Day è di proprietà di un individuo e non – ad esempio – di un Ministero o di un ente pubblico a scelta, sarebbe andato bene anche il MIUR oppure il CNR (vale a dire coloro che portarono Internet in Italia), invece si è preferito affidare tutto ad un amico. Un sito che sostanzialmente non è ancora pronto. Trent’anni di Internet e trenta giorni prima dell’evento ci troviamo a lanciare un sito incompleto? Yes we can.
Sul sito ci si propone di “creare il nostro evento” per festeggiare la Rete. Farlo fare ai Digital Champions di Luna forse è sembrato un compito troppo oneroso? Eppure ce ne dovrebbe essere uno in ogni comune. Ma va bene, è bello coinvolgere la gente, rimbocchiamoci le maniche e creiamo il nostro evento; io avevo in mente qualcosa a base di meme, leggende metropolitane e vaccini spruzzati in aria ovviamente con ampio parcheggio. C’è un problema però:
Ma le sorprese non finiscono qui, c’è chi fa notare che l’informativa sulla privacy non sia completa, non è chiaro chi sia il titolare del sito e del trattamento dei dati personali e nemmeno (per dirne una) chi sia la società che ha creato materialmente il sito. A dirla tutta, non essendoci la classica pagina “chi siamo” non sappiamo nemmeno chi ci sia dietro il sito. Ma è giusto così: on the internet nobody knows you’re a dog, oppure se sei un Riccardo Luna. Ma niente paura, se il sito ufficiale, orgogliosamente annunciato dal Presidente del Consiglio non funziona ancora possiamo sempre andare a raccontare la nostra storia su CheFuturo! (sottotitolo il Lunario dell’Innovazione) il sito di Che Banca! (ovvero Mediobanca) del quale Luna è direttore responsabile. E non è un caso che ad aver sviluppato il sito sia RNDLAB, ovvero la società della quale Luna è CEO e fondatore e che vede tra i clienti anche la Maker Faire di Roma della quale Luna è stato l’uomo che si è offerto – come volontario – di portare in Italia grazie alla sua associazione (Startup Italia) e finanziata con 181mila euro da Asset Camera. Ebbene, quando Matteo Renzi parla di “esperti digitali” sta parlando proprio di Riccardo Luna perché l’unico Digital Champion (nominato proprio da Renzi) italiano è lui mentre l’associazione dei “campioncini” (Associazione Digital Champions) si è definitivamente sciolta dopo un anno dalla sua creazione. Secondo Luna avrebbero raggiunto il loro scopo e centrato gli obiettivi prefissati (ma viene citata solo l’istituzione della figura del Digital Champion in ogni redazione Rai) ma in realtà secondo i – non pochi – detrattori è stato fatto davvero poco e i campioni digitali sono riusciti a creare principalmente tanto storytelling ovvero tanta fuffa. Ma lo scopo del Digital Champion sarebbe dovuto essere quello di guidare:
innovative projects in ICT education, digital inclusion, access and e-government. Many actively promote the development of digital skills and entrepreneurship by young people, helping tackle youth unemployment by sharing innovative ideas which have worked in their own country
E di fronte alle celebrazioni per il trentennale dell’arrivo di Internet in Italia assistiamo ad una nuova “chiamata alle armi” da parte del Presidente del Consiglio (e di Luna) a raccontare, celebrare, chattare dell’Internet italiano. Servirà a rendere il paese più digitale e l’amministrazione più telematica? Probabilmente no, ma l’importante è parlarne. Un po’ come la democrazia diretta delle votazioni online sul sito di Grillo, che esiste solo sulla carta. In un’intervista a WebNews Luna diceva di aver sciolto l’associazione per togliere dal tappeto il problema della sua chiamata dall’alto. Ora però quel problema ritorna dalla finestra, visto che a quanto pare è stato chiamato ad essere il maestro di cerimonia per i trent’anni di Internet in Italia. E gli ottomila campioni digitali (poi poco più di mille) della ex-associazione Digital Champiosn dovrebbero essere invece coloro che, nelle parole del Premier «faranno attività per approfondire il senso delle rete, le opportunità che ha creato e le competenze necessarie a difendersi dai pericoli». Ma per farlo c’era davvero bisogno di ricorrere di nuovo alle “risorse” messe a disposizione da Luna? Non bastano il MIUR e l’Agenda Digitale per la cui concretizzazione a fine 2014 il governo Renzi si era fortemente impegnato? E invece che proporre «manifestazioni dedicate ai cittadini, alle imprese ed ai servizi della pubblica amministrazione» non sarebbe stato più opportuno impegnarsi per arrivare alla ricorrenza con servizi digitali dedicati ai cittadini, alle imprese e alla pubblica amministrazione? Oggi il nostro Paese si appresta a festeggiare i trent’anni della “scoperta” dell’Internet, ma quello che dovremmo davvero ricordarci è questo:
Ovvero l’amara constatazione che per quanto riguarda la diffusione della banda larga e l’accesso a Internet siamo gli ultimi in Europa anche in termini di competitività dei servizi offerti nel nostro Paese. Oggi Matteo Renzi festeggia nel dirci che per arrivare dove gli altri sono già dovremo aspettare il 2020. Nel 2014 la deadline era il 2016.