La professoressa che paragona una studentessa a una prostituta per un ombelico scoperto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-02-15

La denuncia di una 16enne del Liceo Augusto Righi di Roma

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In una scuola i comportamenti degli studenti devono rispettare delle determinate regole, ma tutto ciò vale anche per i docenti. E invece, al liceo Augusto Righi di Roma – considerato tra i migliori “Scientifici” della capitale – una docente ha etichettato una 16enne con epiteti che non dovrebbero entrare a far parte della dialettica scolastica. Tutto “colpa” di una maglietta leggermente alzata che ha “messo in mostra” la pancia e l’ombelico di una ragazza. E la giovane ha deciso di denunciare il tutto alla dirigente scolastica.

Liceo Righi, una professoressa paragona una studentessa a una prostituta

La studentessa del Liceo Righi, 16 anni, ha raccontato al quotidiano La Repubblica quei momenti che hanno poi portato la docente a pronunciare la frase: “Ma che stai sulla Salaria?”. Per chi non è di Roma, la via Salaria è un luogo che spesso viene “citato” per parlare di prostituzione in strada. E la ragazza ha spiegato cosa è successo: durante un’ora di buco, nella classe di “Rebecca” molti ragazzi si stavano rilassando in attesa dell’arrivo di un professore. Qualcuno ha alzato anche la musica – comportamento ovviamente errato in ambito scolastico – e la giovane ha accennato qualche passo di danza. In quel momento la sua maglietta si sarebbe leggermente alzata mettendo “in mostra” parte della sua pancia. E in quel momento sarebbe entrata in classe la professoressa:

“Dopo avermi vista mi ha dato della prostituta, umiliandomi davanti ai miei compagni, parlando della mercificazione del corpo e minacciandomi di mettermi una nota e di farmi sospendere perché non stavo rispettando il dress-code della scuola”.

Parole che hanno portato alla protesta da parte della giovane e dei suoi compagni di classe del Liceo Righi. La dirigente scolastica è stata immediatamente allertata e ha avviato un’indagine interna. A parole, la preside ha preso le difese della ragazza sottolineando come il personale docente (e scolastico, più in generale) non debba permettersi di prodursi in paragoni ed etichette simili. Ora, però, dovrà ascoltare anche il parere e la versione della professoressa coinvolta in questa scuola.

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