La lettera di Renzi agli italiani all'estero sul referendum

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-11

Il premier ha spedito una lettera con stemma tricolore del comitato “Basta un sì” ai quattro milioni di italiani chiamati a votare da domenica 20 novembre. La lettera, secondo quanto ha fatto sapere la ministra Maria Elena Boschi, arriverà “in contemporanea” ma non “assieme” al plico per il voto

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La lettera di Matteo Renzi agli italiani all’estero sul referendum è un caso. Il Fatto Quotidiano ha scritto oggi che il premier ha spedito una lettera con stemma tricolore del comitato “Basta un sì” ai quattro milioni di italiani chiamati a votare da domenica 20 novembre. La lettera, secondo quanto ha fatto sapere la ministra Maria Elena Boschi, arriverà “in contemporanea” ma non “assieme” al plico per il voto. «In effetti, allegare l’appello di “Ba sta un Sì”alla scheda elettorale sembrava eccessivo. Ma il Partito democratico, a differenza degli oppositori, è riuscito a ottenere l’elenco degli indirizzi e farà propaganda a domicilio senza chiedere il consenso. Chissà, la privacy non conta per gli italiani all’estero. Ma di certo,per tornare all’ambasciatrice Ravaglia, conta proteggere i principi costituzionali. Il voto è personale, segreto e libero. Altrimenti non è valido», dice Il Fatto nell’articolo di Carlo Tecce.

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La lettera agli italiani all’estero di Matteo Renzi sul referendum (fonte)

La lettera di Renzi agli italiani all’estero sul referendum

Questo è il testo della lettera:

“Cara italiana, caro italiano, nessuno meglio di voi, che vivete all’estero, sa quanto sia importante che il nostro Paese sia rispettato fuori dai confini nazionali. Nessuno meglio di voi sa quanto sia importante che si parli di noi per la nostra capacità di lavorare, per la nostra creatività, per la nostra intelligenza. Ma nello stesso tempo, nessuno meglio di voi ha provato sulla propria pelle il fastidio, o addirittura la mortificazione di sentire, sull’Italia, risolini di scherno, accompagnati sai soliti, umilianti luoghi comuni.
Tra tutti, uno, durissimo a morire. Quello per cui siamo un Paese dalla politica debole, che si perde in un mare di polemiche. Un Paese instabile, che cambia il presidente del Consiglio più spesso di un allenatore della Nazionale. E tra noi, ahimè, possiamo dircelo: questo luogo comune non è così distante dalla realtà.
In questi due anni e mezzo di Governo ho visitato moltissimi Stati e ho provato ogni volta, con tutte le mie forze, a dare dell’Italia un’immagine diversa. A raccontare dei successi degli italiani del mondo, a promuovere le nostre bellezze, a sponsorizzare la capacità di innovazione dei nostri giovani.
Ma soprattutto, in ogni viaggio all’estero, ogni volta che ho sentito risuonare l’Inno di Mameli con voi, ogni volta che ho incrociato i vostri sguardi orgogliosi, ogni volta che sono riuscito a stringervi le mani, ho sentito fortissimi l’onore e l’emozione di rappresentare il Paese che noi tutti amiamo.
Dalla prima volta, a Tunisi, nel marzo di due anni fa, fino all’ultima, alla Casa Bianca, dove il Presidente Obama, scegliendo di dedicare all’Italia la sua ultima cena di stato, ha compiuto un gesto di straordinaria attenzione. E lo ha rivolto non al nostro governo, ma al nostro Paese.
L’Italia, dicevamo, ha un enorme bisogno di essere rispettata all’estero. E in questi anni qualcosa è finalmente cambiato. Ne sono fiero e felice. Ma non sono soddisfatto. Dobbiamo fare di più, tutti insieme. È vero, l’Italia non è più considerata il problema dell’Europa e il prossimo appuntamento del G7 nella magnifica Taormina, ci darà un’occasione per condividere i nostri valori umani, civili e sociali. Ma dobbiamo continuare a migliorarci, come le vostre storie ci insegnano.
E allora la riforma costituzionale su cui siete chiamati a votare, è un altro tassello per rendere più forte l’Italia.
Qualcuno dice che si tratta di tecnicismi, che non incidono realmente sulla vita del Paese. Tutt’altro. Con questa riforma superiamo finalmente il bicameralismo paritario, un sistema legislativo che esiste solo in Italia e costringe ogni legge ad un estenuante ping pong tra Camera e Senato. Anni per approvare una legge, quando il mondo, fuori, corre veloce. Con questa riforma superiamo il doppio voto di fiducia al governo, da parte di Camera e Senato, che ha dato al nostro Paese il record mondiale di instabilità (62 governi in 70 anni)
Questa riforma, definendo le competenze tra Stato e Regioni, mette fine all’assurda guerra tra enti pubblici che ogni anno si consuma in centinaia di ricorsi alla Corte Costituzionale.
Questa riforma riduce finalmente poltrone e costi della politica (315 stipendi in meno in Parlamento, stipendi abbassati ai consiglieri regionali, abolizione dei rimborsi pubblici per i gruppi regionali), elimina enti inutili come il Cnel (1 miliardo di spesa per zero leggi approvate), aumenta la maggioranza necessaria per eleggere il Presidente della Repubblica, garantisce più potere alle opposizioni. E questo senza toccare i poteri del presidente del consiglio, né alcuno dei “pesi e contrappesi” che garantiscono l’equilibrio tra i poteri dello Stato.
Per decenni tutti hanno promesso questa riforma, ne hanno discusso in tv e sui banchi del Parlamento, hanno riempito i giornali e più recentemente i social network. Ma si sono dimenticati di realizzarla.
Adesso la riforma c’è, ha superato sei letture parlamentari e ora dipende dal voto dei cittadini. Sì, anche dal vostro.
Sarete voi a decidere se questa Italia deve continuare ad andare avanti oppure deve tornare indietro. Sarete voi a decidere se dire sì al futuro oppure se rifugiarsi nell’attuale sistema, talmente burocratico da non avere nessun paragone in Europa.
Oggi possiamo dimostrare all’Italia e al mondo che noi ci crediamo davvero. Che la storia dell’Italia è meravigliosa e noi possiamo rendere migliore anche il suo futuro.
Oggi siamo a un bivio. Possiamo tornare ad essere quelli di cui all’estero si sghignazza, quelli che non cambiano mai, quelli famosi per l’attaccamento alle poltrone e le azzuffate in Parlamento. Oppure possiamo dimostrare con i fatti che finalmente qualcosa cambia e che stiamo diventando un Paese credibile e prestigioso.
Ci date una mano? Basta un sì”.

Le reazioni alla lettera di Renzi agli italiani all’estero

“La lettera inviata da Renzi agli italiani all’estero è un’evidente forzatura”, dichiarano in una nota congiunta Alfiero Grandi e Domenico Gallo, del Comitato per il no nel referendum costituzionale, secondo i quali “la confusione tra ruoli politici (segretario del Pd e nume tutelare del Comitato per il Sì) e istituzionali (presidente del Consiglio) conferma che c’è qualcosa di sbagliato al fondo delle modalità con cui sono state approvate le modifiche inaccettabili della Carta costituzionale. Vale la pena ricordare che nel nuovo Senato ci saranno 5 senatori nominati dal presidente della Repubblica e nessuno dai residenti all’estero, particolare che Renzi dimentica di ricordare nella sua lettera”. “Prima – continua la nota – il tentativo di separare le modifiche costituzionali dalla legge elettorale, fingendo che non siano due aspetti di un’unica scelta politica; poi una campagna elettorale condotta per ottenere un plebiscito sul governo, anziché consentire agli elettori di giudicare il merito delle modifiche; infine il tentativo di delegittimare il dissenso facendolo passare per vecchio e conservatore, quando è evidente che nulla è più vecchio del tentativo di manomettere la Costituzione della nostra Repubblica, come ha sempre tentato di fare in passato chi ha cercato di imporre le scelte di una minoranza sulla maggioranza dei cittadini”. Il capogruppo PD alla Camera Ettore Rosato però chiude le polemiche: “Invece di gridare allo scandalo e di aprire polemiche pretestuose ed infondate, Brunetta e tutti quelli che hanno accusato Renzi e il Pd di scorrettezza, per l’invio della lettera agli italiani residenti all’estero, vadano a leggersi i regolamenti sull’utilizzo di questi dati. Scopriranno che il Pd agisce, come sempre, rispettando le leggi e le regole, in questo caso pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 71 del 2014. Anche stavolta invece di parlare del merito della riforma costituzionale, si tenta di polemizzare su altro. Del resto capisco il difficile mestiere di Brunetta. La riforma della costituzione l’ha condivisa con noi, in gran parte anche votata. Ora sostenere che non serve ridurre i parlamentari, superare il bicameralismo e rendere le nostre istituzioni più efficienti è veramente compito arduo”.

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