Opinioni

La legittima difesa e la firma (che manca) di Mattarella

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-04-23

Sergio Mattarella non ha ancora firmato la legge sulla legittima difesa. E domenica scadono le norme che impongono al presidente della Repubblica di promulgare il provvedimento entro 30 giorni, a meno che non chieda un nuovo esame al Parlamento. I dubbi di costituzionalità sulla norma potrebbero spingere il Quirinale a rimandare la legge alle camere, […]

article-post

Sergio Mattarella non ha ancora firmato la legge sulla legittima difesa. E domenica scadono le norme che impongono al presidente della Repubblica di promulgare il provvedimento entro 30 giorni, a meno che non chieda un nuovo esame al Parlamento. I dubbi di costituzionalità sulla norma potrebbero spingere il Quirinale a rimandare la legge alle camere, così come è accaduto per la norma sulle mine anti-uomo nel 2017.

Anche nel caso in cui  proceda alla promulgazione, tuttavia, il Presidente ha la facoltà di accompagnare le sue decisioni con alcune precisazioni. Questo è quello che accadde, ad esempio, il 4 ottobre scorso, quando in riferimento all’emanazione del decreto legge sicurezza, Mattarella aveva scritto al premier Conte per ribadire la validità degli “obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”.

mattarella salvini

E la strada stretta del presidente della Repubblica, eletto dal parlamento precedente e oggi non esattamente visto con adorazione dal Carroccio, potrebbe portare a qualche sorpresa. Anche perché la legge sulla legittima difesa non serve a molto (per non dire a nulla): la legge sulla legittima difesa, quella attuale, funziona. Lo dimostrano l’archiviazione del procedimento a carico di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d’Adda che sparò e uccise un ladro nella sua abitazione; e in precedenza l’archiviazione delle accuse nei confronti di Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò contro alcuni rapinatori che avevano assaltato una gioielleria. Nessuno di loro è stato processato. La Lega però si attacca al caso di Ermes Mattielli, che sparò 14 colpi contro 2 ladri di rame che stavano scappando (quindi avevano già desistito dal furto) e che venne condannato per eccesso di legittima difesa. Il comma b) dell’art. 52 del Codice penale prevede infatti che c’è legittima difesa «quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione». Proprio questo comma, che ora la Lega vuole abrogare era stato fatto introdurre nel 2006  su proposta della Lega Nord. L’idea era quella di creare un ulteriore deterrente ai malviventi. Ora la Lega vorrebbe modificare la legge per “ammorbidire” la definizione di legittima difesa e creare un nuovo deterrente. Il gioco potrebbe andare avanti all’infinito.

proposta legittima difesa lega di maio - 3

Lo stesso vale per il discorso della proporzionalità o quello della discrezionalità del magistrato. Nessuno deve  “chiedere” al ladro quali siano le proprie intenzioni o verificare, accendendo la luce e facendo domande se l’intruso sia armato o meno. Può accadere infatti che chi si difende commetta l’errore di sentirsi minacciato quando in realtà non è in pericolo, questa eventualità è prevista ed è la cosiddetta legittima difesa putativa che nasce appunto dalla convinzione di trovarsi in pericolo.

Leggi anche: Antonio Ingroia ubriaco? Disinformazione

Potrebbe interessarti anche