Fact checking
Le menzogne del ministro Bonafede sullo stadio della Roma
Giovanni Drogo 20/06/2018
Due giorni fa da Lilli Gruber il ministro ha detto di non aver nulla da chiarire e niente da riferire in Parlamento sulla vicenda Lanzalone e sul nuovo stadio della Roma. Oggi scopriamo che la settimana scorsa Bonafede era stato sentito dai magistrati. A dirlo – in ossequio al principio della trasparenza quannocepare – non è Bonafede ma il Fatto Quotidiano
Due giorni fa il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha detto ad Otto e Mezzo che non sarebbe andato a riferire in Parlamento sui suoi rapporti con l’avvocato Luca Lanzalone e su un suo eventuale coinvolgimento politico nell’inchiesta sullo stadio della Roma. Bonafede disse di «non avere nulla da chiarire» sulla vicenda che non lo riguarda «nella maniera più assoluta». Il ministro però temeva che il suo silenzio sulla vicenda potesse essere in qualche modo travisato, dai cittadini e dai giornalisti, e quindi ha voluto andare a fare “una chiacchierata” dalla Gruber.
Quando Bonafede si lamentava di quelli che starnazzano in Parlamento
Riferendosi alla richiesta fatta da alcuni parlamentari d’opposizione di andare a spiegare la sua posizione – che non lo vede indagato – il ministro della Giustizia ha detto che «qualcuno starnazza e parla di Bonafede che deve andare in Parlamento, intanto non saprei su che cosa riferire, perché riferire sul fatto che ho presentato un bravo avvocato ad un sindaco non saprei su cosa devo riferire». Bonafede ha spiegato che i ministri devono riferire in Parlamento sulla loro attività da ministri.
Ricordiamo al ministro che in una delle intercettazioni presenti nell’ordinanza, datata 2 giugno 2018, viene fatto il suo nome. Ricordiamo ai più distratti che il governo Conte (e quindi anche il ministro della Giustizia) aveva giurato il giorno prima nelle mani del Presidente della Repubblica. Bonafede quindi era già in carica come ministro all’epoca di quell’intercettazione ambientale che raccoglie un dialogo tra Luciano Costantini (socio di Luca Parnasi) e Luca Lanzalone.
Bonafede era stato sentito dai Pm il giorno prima dell’arresto di Lanzalone
A complicare la situazione di Bonafede c’è quanto scrive oggi il Fatto Quotidiano (non certo un giornale “di parte” e schierato contro il M5S). In un articolo a firma di Marco Lillo e Valeria Pacelli il Fatto racconta che il ministro della Giustizia è stato convocato in procura da Pignatone «qualche giorno prima che Lanzalone finisse ai domiciliari con l’accusa di essere stato corrotto dal costruttore Luca Parnasi». Quindi ben prima che Renzi e il PD chiedessero l’audizione in Parlamento del ministro e prima che Bonafede andasse ad Otto e Mezzo a dire di non sapere su cosa avrebbe dovuto riferire.
Apprendiamo così da un giornale, e non dalla viva voce del ministro, che i Pm gli hanno chiesto – da persona informata sui fatti e quindi estranea all’indagine – di chiarire «modi e tempi della scelta e della nomina, poi fallita, dell’avvocato incaricato di seguire la vicenda stadio». I magistrati, scopriamo grazie al Fatto Quotidiano, «gli hanno poi chiesto delle riunioni sullo stadio alle quali Bonafede e l’attuale ministro dei rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, parteciparono nel 2017, con Lanzalone». Sorprende che Bonafede si sia dimenticato di raccontare della sua convocazione in Procura e del suo incontro con il procuratore Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e la sostituta Barbara Zuin.
Stupisce anche la più completa assenza di trasparenza da parte del ministro e del MoVimento 5 Stelle. Anche la sindaca Raggi è stata sentita più volte dai Pm e ogni volta ne abbiamo letto sui giornali. Cosa avrebbero detto i 5 Stelle se al loro posto ci fossero stati sindaci e ministri del Partito Democratico? Al momento però la domanda è un’altra. Perché Bonafede ha detto di non aver nulla di cui riferire in Parlamento quando quello che gli è stato chiesto di dire è esattamente quello che ha detto ai magistrati prima che esplodesse il bubbone del “sistema Parnasi”? Ha ragione il ministro quando dice che «il Parlamento è un’istituzione che va rispettata». Forse è il caso di iniziare a farlo.