Quando il ministro della giustizia diceva di non capirci niente del ministero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-16

Un collaboratore dello studio Lanzalone stava per entrare in via Arenula con Alfonso Bonafede. Che gli raccontava delle difficoltà con la struttura

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Tra le intercettazioni dell’inchiesta sullo stadio della Roma ci sono anche quelle che riguardano l’attuale ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che con Riccardo Fraccaro ha portato Luca Lanzalone in Campidoglio, come confermato ieri dalla stessa sindaca Virginia Raggi:  «Non si può dire che sia stata una mia scelta, io venivo dall’esperienza dell’arresto di Marra e quando chiesi un approfondimento sul concordato preventivo per alcune partecipate del Comune e un aiuto per la questione “stadio della Roma”, Fraccaro e Bonafede mi presentarono l’avvocato Lanzalone che consideravo un grande professionista». Si parte, racconta La Stampa, dagli interrogatori di ieri, dove uno dei collaboratori di Parnasi ha vuotato il sacco:

Luca Caporilli, 54 anni, dirigente di Eurnova, la «cassaforte» delle società dell’imprenditore romano, in carcere con l’accusa di associazione a delinquere, che ha ammesso l’esistenza di accordi particolari con Lanzalone. È la tesi del gip Tomaselli, per il quale Lanzalone avrebbe usato i suoi poteri di mediatore per gli «interessi del Parnasi e del suo gruppo… in violazione dei doveri istituzionali di imparzialità e correttezza».

Tutto questo in cambio di «lucrosi incarichi dello studio legale Lanzalone & Partners, in persona di Luciano Costantini (socio di Lanzalone, ndr) e Stefano Sonzogni».

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Luca Lanzalone con Luigi Di Maio al forum Ambrosetti

E proprio La Stampa in un articolo a firma di Francesco Grignetti spiega come si sta muovendo attualmente Bonafede e dell’aiuto dello studio Lanzalone al ministero della Giustizia:

È il 2 giugno quando Lanzalone si confronta il suo collega Luciano Costantini e si sfoga: «Stamani alla cerimonia c’era solo Luigi (Di Maio, ndr). È sbagliato». I carabinieri annotano: «Luciano Costantini afferma che Alfonso (il ministro della Giustizia, Bonafede, ndr) gli ha detto che vorrebbe portarlo ovunque e aspetterà che gli indichi la posizione che vuole assumere. Luciano gli ha chiesto che cosa serve. Alfonso gli ha risposto che non ha ancora capito come funziona il ministero».

Se Costantini è quasi sistemato, Lanzalone di sé dice di «avere detto a Luigi (Di Maio, ndr) che è interessato alla nomina a commissario straordinario in qualche amministrazione straordinaria piuttosto che in Cassa Depositi e Prestiti». Già, i due avvocati sono uomini di mondo e puntano al sodo. Annotano i carabinieri: «Parlano degli amministratori giudiziari che sono sempre gli stessi e citano Laghi (Enrico Laghi, amministratore straordinario di Ilva e Alitalia, amico di Lanzalone, ndr) che fattura 700 mila euro al mese». Ah, ecco.

Anche Repubblica riporta gli stessi particolari della conversazione e aggiunge un altro dettaglio: Lanzalone dice che dovrà sentire Conte perché ha bisogno “di una firma sui fanghi”. Non si capisce però a cosa faccia riferimento l’avvocato (non più) preferito dai 5 Stelle.

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