Fact checking
L'abbiocco di governo e parlamento sulla corruzione
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-03-16
La legge è rimasta nel cassetto per due anni. Domani il voto in Commissione giustizia. Ma per il premier a parole c’era tanta fretta. Nei fatti…
L’ennesima indagine per corruzione, che ha portato all’arresto di Ercole Incalzi ex dirigente di punta del ministero delle Infrastrutture, arriva proprio due giorni dopo il richiamo di Pietro Grasso sul ddl anticorruzione. Questa settimana dovrebbe finalmente cominciare il dibattito parlamentare su una norma che è attesa da 731 giorni. E che ha anche appassionato Matteo Renzi. A parole, come succede di solito quando non sono slide.
L’ABBIOCCO TOTALE DEL GOVERNO SULLA CORRUZIONE
Era infatti appena il 4 febbraio 2014 quando Renzi cominciava a parlare del tema su Twitter. Sempre promettendo provvedimenti a breve:
@civisromanusTW no. Anzi. Quello della corruzione è tema centrale. Ma fatti, basta parole
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 4 Febbraio 2014
A ottobre, poi, con al Leopolda di mezzo, Renzi era ancora più impaziente.
Combattere corruzione e evasione. Restituire ideale e entusiasmo a impresa per creare posti di lavoro #leopolda5 #italiariparte
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 25 Ottobre 2014
E nemmeno 20 giorni dopo ci faceva sapere che a Brisbane aveva “insistito”:
Al #G20Brisbane ho insistito contro corruzione-evasione. In Italia 160 mld (10% pil): fiducia in lavoro di Cantone-Orlandi #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 16 Novembre 2014
L’11 gennaio annunciava “regole più dure domani in consiglio dei ministri”:
Su 50mila carcerati, solo 257 per corruzione. Non è serio. Non basta lo sdegno: regole più dure domani in consiglio ministri #buongiorno
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 11 Dicembre 2014
Mentre alla fine di febbraio ci spiegava, rispondendo a un’altra utente, che la battaglia delle istituzioni contro la corruzione era fondamentale:
@colvieux nessun Superman. Ma azione culturale non fa a meno di istituzioni ad hoc finalmente funzionanti contro corruzione
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 25 Febbraio 2015
«LO SAPEVO CHE ALLA FINE NON SE NE FACEVA…»
Tutte queste promesse in concreto come si sono realizzate? Il 4 marzo la maggioranza si è quasi spaccata sulla prescrizione. Poi sono cominciati i conteggi: «Sono passati due anni dal 15 marzo 2013, quando il presidente del Senato Piero Grasso, nel suo primo giorno di attività parlamentare, presentò un disegno di legge per combattere la corruzione in Italia. Quasi 730 giorni, per una legge che più volte e da più parti è stata invocata come indispensabile, ma che, ad oggi, non è ancora stata approvata», ricordava qualche giorno fa Sky Tg24. Aldo Grasso rispondeva riportando il tema dell’urgenza: «I cittadini sentono il peso della corruzione ogni volta che i servizi pubblici sono inefficienti, ogni volta che una scuola cade a pezzi o quando negli ospedali sono insufficienti i posti letto per prendersi cura dei nostri cari. Sanno che la responsabilità di questo terribile stato di cose è di chi, falsando le regole del mercato, intasca risorse pubbliche per fini privati e arricchisce se stesso a danno della collettività. Per questo chiedono a gran voce giustizia e legalità: la politica ha il compito di agire con efficacia e in tempi rapidissimi. Il tempo delle riflessioni, delle mediazioni, degli accordi al ribasso è decisamente finito. Questa sarà la settimana decisiva. Stavolta Godot arriva». Sarà. In attesa che domani si decida qualcosa in commissione, e che parlamento e maggioranza riescano a trovare un accordo, stupisce che il governo dei decreti non sia ancora intervenuto in una materia ritenuta così urgente. Forse hanno ragione quelli che dicono che una nuova legge non conviene a nessuno?