La scorta per Liliana Segre

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-07

I simpatici zuzzurelloni per niente razzisti che però ululano come scimmie pensando di dare agli altri delle scimmie non sono evidentemente solo quelli che si trovano nel settore 47 dello stadio Bentegodi, visto che la senatrice a vita ha ricevuto insulti e minacce di morte

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C’è così tanta ironia e così tanta goliardia in Italia che Liliana Segre ha la scorta. I simpatici zuzzurelloni per niente razzisti che però ululano come scimmie pensando di dare agli altri delle scimmie non sono evidentemente solo quelli che si trovano nel settore 47 dello stadio Bentegodi, visto che la senatrice a vita ha ricevuto insulti e minacce di morte. Spiega oggi il Corriere della Sera:

Da oggi, i carabinieri del Comando provinciale di Milano garantiranno la scorta alla senatrice a vita Liliana Segre, deportata nel gennaio del 1944 dal binario 21 della stazione Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, e sopravvissuta all’Olocausto. La misura di protezione, da tempo sotto esame, è stata disposta nel pomeriggio di ieri, durante il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico presieduto dal prefetto Renato Saccone e con al tavolo i vertici cittadini delle forze dell’ordine.

liliana segre scorta

Tecnicamente il livello di difesa è una tutela, che prevede la presenza dei carabinieri in ogni spostamento e uscita pubblica della senatrice, contro la quale l’altroieri Forza Nuova ha esposto uno striscione, nei dintorni del teatro di via Fezzan, a Milano, dove Liliana Segre incontrava assieme a don Gino Rigoldi cinquecento studenti.

Proprio l’aumento esponenziale delle minacce, unitamente all’elevato numero di eventi con protagonista la senatrice, che a 89 anni, instancabile, mai si sottrae agli inviti a dibattiti e convegni, ha accelerato la decisione della scorta. Una misura necessaria nei confronti di una donna che, per sua stessa ammissione, attraverso i canali dei social network riceve in media ogni giorno duecento messaggi incitanti all’odio razziale.

L’origine della campagna di violenza non è di queste ore: risale (almeno) al 2018, quando era stato aperto un fascicolo in Procura sotto il coordinamento del pool antiterrorismo del magistrato Alberto Nobili, ma è stato l’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a inserire il provvedimento di tutela nelle priorità.

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