La Roma a Friedkin

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-30

La Roma a Friedkin sembra un affare chiuso, tanto che il Messaggero oggi apre con una prima pagina inequivocabile dando per fatto il passaggio dalla società di James Pallotta, che vende per 790 milioni dopo sette anni in cui è cresciuto il valore della sua proprietà senza vincere nemmeno un trofeo

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Ieri si attendeva un’ufficialità che non è arrivata, ma la Roma a Friedkin sembra un affare chiuso, tanto che il Messaggero oggi apre con una prima pagina inequivocabile dando per fatto il passaggio dalla società di James Pallotta, che vende per 790 milioni dopo sette anni in cui è cresciuto il valore della sua proprietà (l’aveva rilevata per 200 da Unicredit) senza vincere nemmeno un trofeo (come è capitato ad altri presidenti della Roma), a quella del plenipotenziario della Gulf States Toyota, azienda di Houston, specializzata nella distribuzione delle auto prodotte in Giappone, con un giro d’affari di circa 10 miliardi di dollari.

Come anticipato da “Il Messaggero” di ieri, l’antivigilia di Natale sarebbero ripartite le trattative che si erano impantanate sul prezzo un paio di settimane prima: 50 milioni di dollari fra la richiesta del venditore (800 milioni) e l’offerta dell’acquirente (750 milioni). L’accordo, praticamente raggiunto ieri dopo una videoconferenza fra i due imprenditori, si aggira sui 790 milioni, al lordo dei 272 milioni di debiti rinegoziati attraverso un bond a sette anni emesso da Goldman Sachs.

Durante il colloquio fra i due tycoon si sarebbe convenuto il passo indietro definitivo di Pallotta, in realtà sembra che durante gli ultimi contatti fra i consulenti, non si sia raggiunto l’accordo sul prezzo dell’opzione di vendita (put in gergo finanziario) che sarebbe rimasto incollato alla quota del 10-15% in mano al venditore. Nel prezzo che corrisponde alla valutazione complessiva della società quotata in Borsa, ci sono da detrarre il ripagamento del bond e l’aumento di capitale da 150 milioni da versare in più tranche, entro il 2021 e che sarà a carico del signor Toyota. La Roma calcio capitalizza 413 milioni in piazza Affari e Friedkin dovrà lanciare l’opa sul 17,9% del flottante. Da inizio di anno, le azioni sono salite di un 20%: considerato che venerdì scorso il titolo ha chiuso a 66 cent, il prezzo degli ultimi sei mesi potrebbe aggirarsi su 62 cent.

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Il primo quotidiano a parlare dell’arrivo di Friedkin a Roma è stato Il Tempo, che il 24 ottobre scorso ha raccontato della due diligence in atto e della trattativa possibile che poi si è chiusa in un mese e mezzo. In questi giorni si ricorda che Pallotta disse qualche tempo fa che se entro il 2020 non fossero cominciati i lavori dello Stadio della Roma a Tor di Valle i giallorossi avrebbero avuto un altro proprietario e così è stato. Il ritardo del comunicato ufficiale è spiegato così oggi da Rosario Dimito:

Ieri a tarda sera (ora italiana) JpMorgan, advisor di Friedkin non aveva ancora comunicato a Goldman e studio Chiomenti che assistono Pallotta il nome dello studio legale che dovrà stendere tutti i dettagli definitivi, che non sono pochi e potrebbero richiedere tempo. Nel contratto verranno disciplinate tutte le parti del passaggio di consegne, come per esempio le tutele legali rispetto alle controversie future. E i legali dovrebbero anche decidere quando emettere il comunicato,anche se stamane Consob, prima dell’apertura del mercato, potrebbe chiedere alla società giallorossa, di fare chiarezza sull’esito delle trattative per frenare la speculazione.

Nella trattativa non rientra naturalmente la costruzione del nuovo stadio sui terreni di Eurnova, al centro di un altro negoziato fra Unicredit che è il principale creditore delle società di Luca Parnasi: società principale è Parsitalia oggetto di una trattativa con Cpi del magnate ceco Rodovan Vitek che avviene nelle aule del tribunale fallimentare di Roma a causa di un’istanza di fallimento delle Entrate.

Ora rimane soltanto di sapere come finirà la vicenda dello stadio. Il quotidiano romano, che non è un fan del progetto (lo chiamava “l’ecomostro”), la illustra così:

Sull’asse ceco-americano regna l’ottimismo. Sulla carta se il progetto dovesse definitivamente tramontare, la nuova proprietà è pronta a indicare un nuovo sito. Ma sarebbe una perdita di tempo immane, che nessuno può permettersi. Né la politica né gli imprenditori. Ma i tempi sono destinati comunque ad allungarsi: nella bozza di convenzione è prevista una verifica sulla «sostenibilità dell’opera» (i trasporti, tallone d’Achille dello stadio) un anno prima del termine dei lavori, quindi tra il 2022 e il 2023, quando sarà archiviato il primo mandato di Raggi.

Ieri dopo l’una di notte la A.S. Roma ha rilasciato un comunicato:

“Su richiesta di CONSOB, con riferimento ad alcune notizie apparse recentemente sugli organi di stampa in relazione ad una possibile operazione che vede interessati AS ROMA S.p.A. ed il Gruppo Friedkin, AS ROMA SPV LLC, società che detiene il controllo indiretto di AS ROMA S.p.A., tramite la sua controllata NEEP ROMA HOLDING S.p.A., informa il Mercato che sono in corso negoziazioni tra il Gruppo Friedkin e AS ROMA SPV LLC in merito ad una potenziale operazione che interessa NEEP ROMA HOLDING S.p.A. e le sue società controllate – inclusa A.S. Roma S.p.A. – (di seguito, il “Gruppo AS Roma”).

Al riguardo, AS ROMA SPV LLC informa che ad oggi non è stato ancora formalizzato alcun accordo definitivo per la cessione di NEEP ROMA HOLDING S.p.A. e delle società controllate e che qualsiasi operazione con il Gruppo Friedkin è subordinata al completamento con esito positivo delle attività di due diligence legale sul Gruppo AS Roma.

In caso di perfezionamento di accordi definitivi aventi ad oggetto il trasferimento delle partecipazioni detenute in A.S. Roma S.p.A., AS ROMA SPV LLC fornirà adeguata informativa al Mercato nei termini di legge”.

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