La prima positiva scoperta da Immuni non è stata scoperta da Immuni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-01

Ricordate la donna di Chieti che era stata presentata giorni fa come il primo caso di positività scoperto grazie alla app? Ebbene…

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Ad oggi hanno fatto il download di Immuni in 4,4 milioni, 100 mila in più rispetto a una settimana fa. La Stampa però oggi fa un po’ di conti e scopre che fino ad ora è servita a poco o nulla. Da  quando è stata lanciata su tutto il territorio nazionale, il 15 giugno scorso, in Italia si sono contati circa 10 mila contagi, di questi scovati grazie a Immuni appena 47.

Fatte le debite proporzioni, calcolando che ad averla installata sul proprio smartphone è il 7,7% della popolazione complessiva, almeno 7-800 casi si sarebbero dovuti attribuire alla app, invece qui siamo allo zero virgola qualcosa. Che ci sia qualcosa che non va lo dice però un altro numero fornito dallo stesso Ministero dell’innovazione: dagli smartphone di quei 47 positivi che hanno poi sbloccato l’applicazione sono partite appena 23 notifiche di allerta. Una miseria, se si pensa che Immuni dovrebbe memorizzare in forma assolutamente anonima tutti i contatti stretti degli ultimi 14 giorni.

Più specificatamente tramite il bluetooth, che deve essere sempre acceso per consentirle di funzionare, la app memorizza i contatti di tutti coloro che nelle due settimane precedenti la notifica del contagio  sono stati a meno di due metri di distanza e per più di 15 minuti con chi è risultato poi essere positivo. Tanto per capire, quando i cacciatori di virus delle Asl, gli uomini  addetti al così detto “contact tracing”, vanno a ricostruire i contatti stretti avuti da ciascun positivo accertato, nella loro agenda segnano tra i 20 e i 30 nomi. Con il tracciamento digitale invece di persone a rischio se ne è rintracciata in media una ogni due contagiati muniti di app.

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Come funziona l’app IMMUNI (La Stampa, 22 luglio 2020)

Ma c’è di più: ricordate la donna di Chieti che era stata presentata giorni fa come il primo caso di positività scoperto grazie alla app? Lei stessa ha raccontato al quotidiano un altro film:

«Ho scaricato Immuni da subito sia per proteggere i miei cari che per senso civico, ma ho scoperto di essere positiva dopo il ricovero di mio padre per Covid, non dalla app». Venerdì le fanno il tampone e la domenica le comunicano il risultato. «A quel punto un addetto della Asl mi ha chiesto se avevo installato Immuni e se volevo attivare il sistema di notifiche alle persone con le quali ero stata in contatto negli ultimi giorni. Ho acconsentito e dopo qualche giorno ho saputo che era arrivato un alert a una persona di Pescara, che a me è restata totalmente anonima così come deve essere. Ho controllato giorno e orario ma io in quel momento ero a Chieti a fare proprio il tampone», confessa, per poi raccontare di un’altra falla, stavolta scoperta da una sua amica. «Anche lei ha scaricato Immuni e le è arrivata più di una notifica di allerta. Ma anche nel suo caso si riferivano a persone incontrate in località dove lei non è mai stata in quei giorni».

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