La macchina del fango grillina su Gregorio De Falco

di Mario Neri

Pubblicato il 2018-12-31

Gregorio De Falco è il pesce grosso della retata di Capodanno tra i dissidenti del MoVimento 5 Stelle. E siccome il personaggio ha un forte appeal mediatico e soprattutto non sembra essere impaurito dalla sanzione ricevuta, sulla sua pagina Facebook fioccano commenti che lo invitano alle dimissioni o lo prendono semplicemente in giro per l’espulsione, …

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Gregorio De Falco è il pesce grosso della retata di Capodanno tra i dissidenti del MoVimento 5 Stelle. E siccome il personaggio ha un forte appeal mediatico e soprattutto non sembra essere impaurito dalla sanzione ricevuta, sulla sua pagina Facebook fioccano commenti che lo invitano alle dimissioni o lo prendono semplicemente in giro per l’espulsione, in quell’asilo infantile che spesso il web diventa.

gregorio de falco macchina del fango

Nei mesi scorsi De Falco era stato protagonista di una macchina del fango partita direttamente dal governo, con esponenti come Laura Castelli che avevano accusato il senatore di fare il ribelle per tenersi i soldi, un’accusa classica della propaganda grillina.

Dallo staff del capo hanno cominciato a piovere accuse contro De Falco: «Money makes the world go round» dicono. Dicono che «lo fa per soldi» che «si vuole far cacciare perché si lamenta del taglio allo stipendio». E gli altri? I vertici fanno notare che sono tutti al secondo mandato, non più ricandidabili.

Se fosse questo il motivo, allora la frattura potrebbe replicarsi per altre decine di casi. Di Maio sperava almeno di recuperare Mantero, ma il senatore , autore di una battaglia sull’eutanasia poco gradita ai leghisti, ha fatto sapere che è probabile che voterà contro.

Il riferimento ai soldi è cristallino e si riferisce ai problemi con la moglie diventati improvvisamente attuali durante la campagna elettorale. Ora sempre sulla sua pagina Facebook aumentano esponenzialmente i commenti di chi lo invita ad andare nel Partito Democratico.

gregorio de falco macchina del fango 1 gregorio de falco macchina del fango 2

De Falco intanto ha parlato con l’Adn Kronos: “Non me l’aspettavo, si tratta di un provvedimento abnorme e incostituzionale”, ha detto il senatore. “Speravo – spiega all’agenzia – che restasse vivo uno spazio democratico nel Movimento, che per suo statuto deve essere ispirato al metodo democratico”.

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“Si tratta di un provvedimento abnorme e incostituzionale – argomenta l’ufficiale della capitaneria di porto – perché incide sulla libertà di opinione e voto del parlamentare, tutelata da quella Costituzione che proprio il M5S ha difeso nel 2016 dal tentativo di manomissione del Pd di Renzi”. “Con questa decisione – conclude – si dimostra che nel M5S mentre si discute di saltare la regola del doppio mandato dall’altra parte ci si irrigidisce pensando che un parlamentare debba votare a favore della manovra senza nemmeno leggerla”. Le insinuazioni su De Falco avevano preso corpo nelle scorse settimane. Le randellate sono partite da Silenzi e Falsità, un sito di propaganda filogovernativa grillina riconducibile alla Moving Fast Media Srl, con sede a Sestu (Cagliari), amministratore unico Marcello Dettori. Ovvero il fratello minore di Pietro Dettori, socio della Associazione Rousseau di Davide Casaleggio, fedelissimo di Luigi Di Maio che lo ha piazzato a Palazzo Chigi come «responsabile della comunicazione social ed eventi», a 130mila euro l’anno.

«Evidentemente, alla luce del suo comportamento di questi giorni, con Gregorio De Falco è stato fatto un errore di valutazione al momento in cui gli è stata fatta dal M5s la proposta della candidatura al Senato. Per la verità, personalmente, non ho mai ritenuto che il suo comportamento con Schettino fosse da uomo coraggioso, ma invece da uomo alla ricerca di notorietà. Primeggiare in quella occasione era un’occasione ghiotta e non se l’è lasciata sfuggire»

De Falco Schettino

La tattica non è nuova perché Grillo e i grillini da anni cercano di bollare i dissenzienti come venduti, secondo un piano di comunicazione che mira a diffamare chi esprime idee e opinioni contrarie rispetto alle scelte dei vertici. E incurante del fatto che di francescani nel MoVimento 5 Stelle, specialmente quando si tratta di spendere soldi pubblici per staff made in Pomigliano, non sembrano essercene molti. L’atteggiamento nei confronti del dissenso dà l’esatta dimensione dell’inadattabilità del MoVimento 5 Stelle alle normali procedure di una democrazia del XX Secolo e proietta il suo ideale di governo a metà tra “L’État c’est moi” e la Valacchia di Vlad l’Impalatore.

Leggi sull’argomento: M5S, cade la regola del doppio mandato

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