La lite tra Elisabetta Casellati e Daniela Santanchè sulle mimose in Senato per l’8 marzo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-06

La capogruppo di FdI contro la presidente del Senato: “Ma qui siete tutti palle di velluto?”; “Ma vi rendete conto di cosa sta succedendo in Italia? Davvero il Senato si deve occupare dei fiori per la festa delle donne?”

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C’è stata baruffa ieri in Senato tra la presidente di Palazzo Madama Elisabetta Casellati e la senatrice Daniela Santanchè. E per un motivo molto nobile ai tempi del Coronavirus: le dichiarazioni di voto sul decreto per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente e la concomitanza della festa della donna dell’8 marzo.

La lite tra Elisabetta Casellati e Daniela Santanchè sulle mimose in Senato per l’8 marzo

Racconta oggi il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Ilaria Proietti che la Casellati durante la conferenza informale dei capigruppo del Senato era intenzionata a rinviare all’indomani le dichiarazioni di voto finali sul decreto, ma la Santanchè si è impuntanta per chiudere i lavori dell’aula mercoledì, dato l’allarme coronavirus che sconsiglia di frequentare luoghi affollati se non è proprio questione di vita o di morte:

E LA QUESTIONE, in questo caso,non era proprio di importanza epocale. Sua presidenza Casellati avrebbe voluto prolungare la presenza a Roma delle senatrici per rinnovare il dono delle mimose, esattamente come aveva fatto lo scorso anno quando per suo ordine l’emiciclo di Palazzo Madama era diventato un giardino così fiorito che alla fine l’olezzo aveva reso l’aria irrespirabile. Pure quest ’anno nessuno le dirà “grazie dei fior”, meno che mai Santanchè che di fronte all’insistenza di Casellati è ricorsa alle maniere forti per convincere i suoi colleghi ad appoggiare la sua proposta: “Ma qui siete tutti palle di velluto?”.

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E ancora: “Ma vi rendete conto di cosa sta succedendo in Italia? Davvero il Senato si deve occupare dei fiori per la festa delle donne?”. È finita che ha vinto la linea della “pitonessa”: decreto approvato rapidamente col plauso di senatori e senatrici, coralmente convinti che sì: le mimose, al tempo del morbo, sono come le brioches di Maria Antonietta. O peggio, come la Corazzata Potemkin di fantozziana memoria. La presidente ha incassato, ma mastica amaro: del lieto dì di festa che aveva organizzato a Palazzo resta solo il conto delle mimose.

Come ci dispiace, eh?

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