Perché gli italiani sono tra i più razzisti in Europa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-27

Una ricerca dell’Istituto Cattaneo dal titolo “Immigrazione in Italia tra realtà e percezione”: solo un terzo sa quanti sono, ma in Europa siamo quelli che li sovrastimano di più. E l’errore di valutazione è connesso con il titolo di studio e il credo politico

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Gli italiani sono il popolo dell’Unione Europea che sovrastima in maniera maggiore la presenza di immigrati extra-comunitari presenti sul territorio nazionale. A dirlo è una ricerca dell’Istituto Cattaneo dal titolo “Immigrazione in Italia tra realtà e percezione”. Il primo dato che emerge dall’analisi è che, nell’intero contesto europeo, all’incirca un terzo dei rispondenti (31,5%) non sa fornire una risposta sulla percentuale di immigrati che vivono nei loro paesi. In alcuni casi (Bulgaria, Portogallo, Malta e Spagna) la percentuale di chi non sa rispondere supera abbondantemente il 50%, mentre l’Italia si attesta al di sotto della media europea.

Gli italiani non sanno contare i migranti

Infatti, gli italiani che dicono di non saper rispondere sono “soltanto” il 27% del campione. Il quadro che emerge da questi primi dati segnala un’elevata incertezza dei cittadini sull’ampiezza del fenomeno migratorio in Europa. Se si passa poi ad osservare le stime sulla percentuale di immigrati fornite dagli intervistatori, confrontandole con i dati reali forniti dall’Eurostat (2017), l’incertezza e l’imprecisione nella valutazione sulla presenza di immigrati vengono ulteriormente confermate. I cittadini europei sovrastimano nettamente la percentuale di immigrati presenti nei loro paesi: di fronte al 7,2% di immigrati non-Ue presenti “realmente” negli Stati europei, gli intervistati ne stimano il 16,7%. Ma in questo caso il dato che riguarda l’Italia è quello più significativo: gli intervistati italiani sono quelli che mostrano un maggior distacco (in punti percentuali) tra la percentuale di immigrati non-Ue realmente presenti in Italia (7%) e quella stimata, o percepita, pari al 25%.

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Immigrazione nell’Unione Europea tra realtà e percezione (2017)

L’errore di percezione commesso dagli italiani è quello più alto tra tutti i paesi dell’Unione Europea (+17,4 punti percentuali) e si manterrebbe ugualmente elevato anche se considerassimo la percentuale di tutti gli immigrati presenti in Italia – che, secondo i dati delle Nazioni Unite, corrispondono attualmente al 10% della popolazione (cresciuti di oltre 6 punti percentuali rispetto al 2007). Gli altri paesi che mostrano un “errore percettivo” di poco inferiore a quello italiano sono il Portogallo (+14,6 punti percentuali), la Spagna (+14,4 p.p.) e il Regno Unito (+12,8 p.p.). Al contrario, la differenza tra la percentuale di immigrati “reali” e “percepiti” è minima nei paesi nordici (Svezia +0,3; Danimarca +2,2; Finlandia +2,6) e in alcuni paesi dell’Europa centro-orientale (Estonia -1,1; Croazia +0,1).

Il razzismo reale e quello percepito

Gli errori di percezione sull’immigrazione in Europa, secondo l’Istituto Cattaneo, segnalano l’esistenza di una scarsa informazione dell’opinione pubblica su questa tematica. Però, aggiunge l’Istituto, l’errata stima sulla presenza di immigrati potrebbe derivare anche da pregiudizi – radicati negli elettori – che ne condizionano ex ante ogni valutazione. Detto diversamente: chi, per principio, ha una posizione sfavorevole verso gli immigrati potrebbe essere indotto a ingigantire la portata del fenomeno oppure a giustificare il proprio atteggiamento in virtù di una percezione distorta della questione. Per analizzare nel dettaglio questa relazione, l’Istituto Cattaneo ha preso in considerazione l’indice NIM elaborato dal Pew Research Center, che misura il grado di sentimento nazionalista, anti-immigrati e contrario alle minoranze religiose in 15 nazioni europee.

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Relazione tra indice di nazionalismo (scala NIM-Pew Research Center) ed errore di
percezione sulla presenza di immigrati in 13 paesi europei

Questo indice ha un intervallo che va da 0 a 10, dove 0 corrisponde a un atteggiamento di estrema apertura verso le minoranze religiose e l’immigrazione in generale, mentre 10 indica il massimo livello di chiusura e ostilità verso immigrati o cittadini appartenenti ad altre religioni. Esiste una relazione positiva tra l’errata percezione del fenomeno migratorio e l’atteggiamento verso l’immigrazione. All’aumentare dell’ostilità verso gli immigrati, aumenta anche l’errore nella valutazione sulla presenza di immigrati nel proprio paese. Come in precedenza, l’Italia si conferma – su entrambi i fronti – il paese collocato nella posizione più “estrema”, caratterizzata dal maggior livello di ostilità verso l’immigrazione e le minoranze religiose. Naturalmente l’atteggiamento fortemente negativo verso l’immigrazione potrebbe essere la causa di una sovrastima degli immigrati presenti nella società, così come potrebbe esserne la conseguenza (chi ritiene che gli immigrati siano “troppi” potrebbe essere indotto a maturare un sentimento di ostilità verso gli stessi immigrati).

La destra, la sinistra e l’immigrazione

La ricerca evidenzia anche che lo scarto tra la percentuale di immigrati presenti in Italia e quella percepita dagli intervistati è maggiore tra chi si definisce di centrodestra o di destra. In quest’ultimo caso, infatti, la percezione è del 32,4%, superiore di oltre sette punti rispetto alla media nazionale. All’opposto, tra chi si definisce di sinistra, centrosinistra o di centro la differenza tra il dato reale e quello stimato si riduce notevolmente. Ad esempio, per gli intervistati di sinistra gli immigrati presenti in Italia sono “solo” il 18,5%, rispetto a una media nazionale di percezione che li stima attorno al 25%. Dunque, gli orientamenti politici dei cittadini “orientano” anche le loro valutazioni sulla presenza, più o meno diffusa, degli immigrati. In realtà gli immigrati non UE effettivamente presenti nel nostro Paese sono il 7%. Ma oltre a questo fattore “politico” in grado di spiegare, almeno in parte, la distanza tra realtà e percezione, va tenuto conto anche del livello di informazioni posseduto dai cittadini.

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Da questo punto di vista, si può ipotizzare che gli intervistati con un maggiore grado di istruzione siano anche quelli più informati sulla società e sulla politica, e quindi capaci di fornire un’indicazione più precisa sul fenomeno dell’immigrazione. Questa ipotesi trova conferma nei dati che riportano il valore medio della stima di immigrati presenti in Italia in base al titolo di studio degli intervistati. Per chi non è andato oltre la scuola dell’obbligo nel suo percorso di istruzione, l’immigrazione percepita in Italia supera il 28%, mentre tra i laureati la stima si riduce di oltre 10 punti percentuali, attestandosi al 17,9%. L’istruzione e, tramite essa, la predisposizione a una maggiore informazione politica sembrano dunque in grado di limitare l’errore percettivo dei cittadini italiani sulla questione.

Foto copertina da PopoffQuotidiano

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