Ismaele La Vardera: il grande bluff del candidato sindaco delle Iene

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-06-15

Davide Parenti delle Iene ha aiutato Ismaele La Vardera a dare vita ad una candidatura farsa a Palermo. E se i militanti palermitani ne escono con le ossa rotte i veri responsabili sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni che hanno imposto la sua candidatura

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La candidatura di Ismaele La Vardera, candidato sindaco a Palermo per il Centrodestra a Palermo con Noi con Salvini e Fratelli d’Italia, era una farsa. Lui preferisce parlare di “esperimento sociale” ma la realtà delle cose è che l’operazione messa in piedi per il solo scopo di girare un film per mostrare come funziona “da dentro” una campagna elettorale. Un esperimento condotto con la complicità e il sostegno del papà delle Iene Davide Parenti, l’uomo dietro i servizi delle Iene che fecero esplodere il caso Stamina. Una garanzia.

C’è un limite al “giornalismo” delle Iene?

A dirlo è lo stesso La Vardera in un video dove confessa di essersi fatto aiutare nell’impresa da Davide Parenti e da Claudio Canepari. La Vardera si giustifica dicendo “che male c’è a rendere trasparente la politica” ma di fatto non ha reso trasparente nulla. Certo, ha girato con telecamere nascoste diversi incontri con altri esponenti politici. Ma non avendo reso pubblica la sua “operazione trasparenza” prima delle elezioni di fatto il suo contributo alla causa di una politica onesta è nullo. I palermitani hanno votato ed eletto un sindaco e i consiglieri comunali senza sapere nulla, che scelte avrebbero fatto qualora La Vardera avesse scoperto qualcosa e lo avesse reso pubblico?
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Se i palermitani fossero stati a conoscenza che La Vardera stesso non era un vero candidato ma solo un documentarista con pochi scrupoli che in pieno stile Iene si diletta a raccogliere di nascosto “confessioni” da personaggi politici lo avrebbero votato lo stesso? Non lo sappiamo, ma il dubbio rimane. E nel frattempo La Vardera ha preso poco più di settemila preferenze pari al 2,59%.
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La Vardera oltre a paragonarsi a Macron si giustifica dicendo che se avesse fatto uscire questa notizia (o meglio questa informazione) prima non avrebbe preso poco più del 2%. Anzi, avrebbe potuto strumentalizzarla a suo vantaggio. Ma chi è che sapendo che si trattava di un documentario avrebbe deciso di dare il suo voto ad un candidato che stava solo raccontando la politica? Probabilmente poche persone, meno di quelle che l’hanno fatto non sapendolo.

Come si è arrivati alla candidatura di La Vardera?

Ma come è possibile che una persona come La Vardera, già noto per aver fatto saltare un consiglio comunale quando lavorava per Telejato di Pino Maniaci sia riuscito a farsi candidare sindaco a Palermo? Per capirlo bisogna fare qualche passo indietro ben prima del giorno in cui Ismaele incassò il sostegno di Matteo Salvini Giorgia Meloni.
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Furono infatti Salvini. la Meloni e i vertici romani dei partiti a decidere il 30 marzo 2017 che La Vardera doveva essere il candidato sindaco per Palermo. Fino ad allora in Fratelli d’Italia e Noi con Salvini a imporre un candidato sul quale gli iscritti palermitani nutrivano più di qualche perplessità. Perché La Vardera non era certo il prototipo del sovranista salviniano, anzi, ad esempio aveva predicato l’accoglienza per gli immigrati. Pensate, non solo se ne erano accorti a Palermo ma la cosa non era nemmeno sfuggita a Casa Pound.

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Francesco Vozza è stato candidato per Noi con Salvini nella lista La Vardera

Il Ruspa però aveva deciso di andare avanti, anche perché un’alleanza con Forza Italia (che ha sostenuto Ferrandelli) era fuori discussione e i partiti di Meloni e Salvini faticavano a trovare un candidato che volesse correre per una formazione con poche possibilità di ottenere un risultato eclatante.
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Notare la completa assenza di simboli elettorali quasi fosse la locandina di un film

Agli attivisti però fui chiaro molto presto che quella di La Vardera era una candidatura anomala. Poco incline a comportarsi come un candidato sindaco, non partecipava alle manifestazioni organizzate dalle liste (a eccezione di quelle dove presenziavano i “big”) e soprattutto girava sempre con a fianco un cameraman. In alcune occasioni alcuni compagni di sventura di La Vardera scoprirono anche che il candidato utilizzava telecamere nascoste.

Perché nessuno ha detto nulla se c’erano così tanti sospetti?

Il quotidiano online IlSicilia si era accorto una settimana prima del voto che La Vardera stava semplicemente girando un film. Ma non è stato il solo. Parlando con gli attivisti e gli iscritti di Noi con Salvini e Fratelli d’Italia in queste ore emerge soprattutto una grande amarezza. Amarezza per molte storie individuali compromesse dall’aver affiancato una candidatura farsa (o truffa?) come quella di La Vardera.

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La Vardera scherza con Giorgia Meloni il giorno dell’ufficializzazione della candidatura

Eppure oggi sono in molti a dire che se ne erano accorti che qualcosa non andava. Spiegano di aver preso le distanze dal candidato sindaco, conducendo una battaglia politica per conto proprio. Ma senza denunciarlo, per disciplina di partito. In fondo se il candidato era gradito al Capitano allora dovevano farselo andare bene tutti. Del resto una lista come quella di Noi con Salvini da sola a Palermo non avrebbe avuto grandi possibilità di ottenere risultati clamorosi.
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Salvini fa campagna sull’apino di La Vardera, anche qui niente simboli politici. un caso?

Sono stati quindi Salvini e la Meloni a gettare i propri partiti nell’abbraccio mortale del duo La Vardera-Parenti. E mentre Salvini tace pare che la Meloni sia piuttosto amareggiata e che abbia rifiutato di firmare la liberatoria a La Vardera che si era precipitato a Roma per ottenerla.
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Agli attivisti e ai militanti non rimane quindi che masticare amaro e chiedere scusa per gli errori commessi dai vertici e avallati, in buonafede, a livello locale. Scuse dovute in primo luogo agli elettori che hanno deciso di dare il proprio voto ad un candidato frutto di una strategia studiata a tavolino dall’autore delle Iene per produrre un film. E mentre La Vardera si prepara a lanciare il suo progetto cinematografico a Palermo rimane l’amarezza di chi ha presentato un progetto politici per cambiare la città. Un progetto che evidentemente per La Vardera era solo funzionale per poter avvicinare altri esponenti politici e carpire informazioni “segrete”.

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