L’interesse di Bolsonaro nella crociata pro-idrossiclorochina

di Francesco Guerra

Pubblicato il 2020-04-09

Alla testa della crociata filo-idrossiclorochina si trova il Presidente terraplanista Jair Bolsonaro, il quale, messo in quarantena dai suoi stessi alleati, sembra dedicare la maggior parte del proprio tempo a twittare notizie non confermate, se non, in certi casi, del tutto prive di fondamento. In realtà Bolsonaro, sulla pelle di milioni di brasiliani, sta combattendo una guerra tutta personale a difesa dei propri interessi politici e verosimilmente anche economici

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Il Brasile è ormai un Paese così gravemente affetto dall’odio come cifra specifica della politica che anche un dibattito, sulla carta, scientifico, pare inevitabilmente destinato a trasformarsi in una questione di posizionamento politico. Il riferimento è agli intensi scambi di opinioni, per lo più a mezzo Twitter, riguardante l’uso, o meno, nel trattamento del Covid-19, della famosa idrossiclorochina. Manco a dirlo, alla testa di questa crociata filo-idrossiclorochina si trova il Presidente terraplanista Jair Bolsonaro, il quale, messo in quarantena dai suoi stessi alleati, sembra dedicare la maggior parte del proprio tempo a twittare notizie non confermate, se non, in certi casi, del tutto prive di fondamento.

bolsonaro idrossiclorochina

L’interesse di Bolsonaro nella crociata pro-idrossiclorochina

Come rimarcato da André Siqueira sulla Veja del 7 aprile, l’insistenza mostrata dall’inquilino dell’Alvorada (o, se preferite, Presidente senza presidenza), con riferimento alla ancora non confermata efficacia della idrossiclorochina, ha finito per trasformare quello che la gravità della situazione imporrebbe essere un dibattito scientifico in una delle tante crociate politiche del bolsonarismo all’interno del sempre più angusto perimetro delle reti sociali. Ovviamente, né il Presidente terraplanista e men che meno i terraplanisti figli, meglio noti con gli pseudonimi di 01, 02 e 03, sanno un fico secco riguardo all’efficacia, o meno, della idrossicolorochina nel combattere il Covid-19, ma tutto fa brodo (come si dice dalle mie parti) al fine di modellare una nuova narrativa utile agli interessi di bottega del bolsonarismo.

Lo schema è sempre il medesimo: si trova un assunto polemico, lo si riempie con un contenuto alternativo a quella che è la narrazione ufficiale, nonché la più affidabile, dopodiché si sceglie un soggetto-bersaglio al fine di dare applicazione pratica alla contro-narrazione scelta. È stato questo il caso del medico David Uip, attuale coordinatore del Centro di Emergenza per il Coronavirus di San Paolo, il quale, intervistato dal giornalista José Luiz Datena, all’interno del programma Brasil Urgente, a domanda sull’uso della idrossiclorochina nel suo trattamento contro il Covid-19, aveva risposto di avere seguito rigidamente ciò che i medici che lo avevano curato gli avevano prescritto e che, per questo, toccava a loro parlare, qualora intendessero farlo, riguardo alla terapia che avevano applicato. Di fronte ad una dichiarazione del genere, la quale denota comprensibile prudenza con riferimento alle terapie utilizzabili contro il Covid-19, il tweet dell’inquilino dell’Alvorada è stato questo: “Il medico David Uip, ha assunto, o no, l’idrossiclorochina per curarsi?”.

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A seguire, il solito profluvio di retweet da parte della Guardia pretoriana del Presidente senza presidenza, che gridavano al complotto, alle grandi verità nascoste all’innocente e inconsapevole popolo brasiliano e via con il solito repertorio di imbecillità, a cui tanto è sensibile l’elettorato bolsonarista. Ciononostante, non è la prima volta che Bolsonaro sventola le presunte virtù taumaturgiche della idrossiclorochina, né il Ministro della Salute Mandetta ha mai categoricamente escluso che questa possa rappresentare una delle possibili soluzioni nella lotta contro il Covid-19. In diverse occasioni, Mandetta ha mostrato una posizione di comprensibile e giustificabile prudenza, sostenendo che, prima di riconoscere l’efficacia della idrossiclorochina, è necessario che siano conclusi i test e gli studi attualmente in corso. Eccoci, dunque, al punto: la nuova crociata pro-idrossiclorochina abbracciata dall’inquilino dell’Alvorada e dai suoi pretoriani ha veramente poco a che fare, se non in via incidentale, con una qualsiasi dimensione medica di lotta al Covid-19.

La scommessa di Bolsonaro sull’idrossiclorochina

Il fronte della battaglia è squisitamente politico ed economico. Con riferimento al primo elemento, l’obiettivo di Bolsonaro è indebolire o mettere definitivamente fuori gioco la figura del Ministro della Salute, ancor più alla luce della quarantena, alla quale i suoi stessi alleati, in primo luogo gli alti comandi dell’esercito, lo hanno costretto. Visto che non può dimetterlo, essendo al momento un Presidente senza presidenza, Bolsonaro ha scommesso tutto sull’efficacia della idrossiclorochina, al fine di costringere Mandetta, ove tale efficacia fosse confermata, a dare le dimissioni. In altre parole, agirebbe uno schema di questo tipo: avete visto? La idrossiclorochina funzionava e il ministro, ossessionato dalla mia persona, anziché usarla sin dall’inizio della pandemia, ha perso tempo prezioso, contribuendo in maniera sensibile ad aumentare il numero delle vittime. Sì, d’accordo, la prosa di Bolsonaro non sarebbe così elegante, ma la sostanza sarebbe all’incirca questa.

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Per quanto concerne il motivo economico, occorre fare riferimento ad un altro articolo apparso il 5 aprile su Metrópoles, Empresário que produz a cloroquina é militante bolsonarista (Imprenditore che produce clorochina è militante bolsonarista), a firma di Raphael Weleda e Guilherme Waltenberg. All’interno si mette in evidenza come Presidente della Apsen, industria farmaceutica produttrice del Reuquinol (la idrossiclorochina, per capirsi), sia Renato Spallicci, fanatico sostenitore dell’inquilino dell’Alvorada nonché, ovviamente, altrettanto fanatico antipetista. Elementi, i quali non passano inosservati a giudicare dall’intensa attività social (Facebook e Instagram) del Presidente della Apsen. A conferma della sinergia tra Spallicci e Bolsonaro vi è che quest’ultimo avrebbe mostrato il Reuquinol addirittura ai leader del G-20 durante una videoconferenza (notizia riportata sulla pagina Facebook dello stesso Spallicci), arrivando, nei giorni scorsi, a presentarsi alla stampa, tenendo in mano una confezione dello stesso farmaco. Purtroppo, ad oggi, non è dato sapere quali siano i possibili rapporti, soprattutto di ordine affaristico, che legano il Presidente della Apsen al Presidente senza presidenza. Ciò che qui preme rilevare è come Bolsonaro, sulla pelle di milioni di brasiliani, stia combattendo una guerra tutta personale a difesa dei propri interessi politici e verosimilmente anche economici. Il viaggio al termine della notte, sperando che questo termine esista, sembra essere appena cominciato.

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