Tre scenari per ILVA (e la causa per danni sullo sfondo)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-08

La partita si potrebbe chiudere con qualche esubero in meno e l’accordo con il ministero. Ma se non si arriva a un punto d’incontro, la possibilità di una causa per danni è concreta

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Nicola Lillo sulla Stampa di oggi immagina tre scenari possibili per una chiusura del dossier ILVA, che si trova ancora sul tavolo del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. Si va dall’ipotesi di chiusura di un accordo con ArcelorMittal al ministero con meno esuberi fino alla causa per danni in caso di annullamento della gara:

Scenario 1
L’ipotesi più lineare è quella che tra Arcelor Mittal, sindacati e governo si arrivi a un accordo sul numero degli esuberi. Questo per ora, al netto dell’annullamento della gara, è il problema più spinoso. L’azienda infatti si era detta disponibile (secondo l’ultimo accordo siglato con il precedente governo) ad assumere 10 mila lavoratori, sui 14 mila totali. Gli altri sarebbero stati impiegati per la riqualificazione ambientale. I sindacati e il governo però chiedono molto di più e nelle prossime settimane si capirà se un accordo tra le parti è possibile. In questo caso la multinazionale prenderebbe da metà settembre la guida totale dell’acciaieria, come previsto dal contratto già siglato.

ILVA DI MAIO ITALIA
Il nuovo piano ambientale di Arcelor-Mittal per ILVA (Il Sole 24 Ore, 31 luglio 2018)

Scenario 2
Una seconda ipotesi – meno probabile però – è che non venga trovata l’intesa sul numero di dipendenti da assumere. In questo caso, come previsto dal contratto, Arcelor Mittal potrà comunque prendere le redini dell’Ilva dal 15 settembre, senza alcun impedimento e sempre che il ministro non intervenga per fermare tutto, annullando la gara pubblica. Quest’ultima è l’ipotesi più pericolosa.

Scenario 3
Se infatti il ministro per lo Sviluppo Economico, dopo il parere dell’Avvocatura di Stato atteso entro fine mese, decidesse di ripartire dall’inizio, servirebbero almeno 30 milioni al mese per tenere ancora in vita l’acciaieria. L’azienda commissariata ha infatti ossigeno in cassa solo fino alla metà di settembre. Per fare un’altra gara servirebbe almeno un anno e mezzo, di conseguenza il governo dovrebbe garantire almeno 500 milioni di euro. A questa spesa però se ne sommerebbe un’altra molto più impegnativa. Far saltare la gara infatti indurrebbe Arcelor Mittal a intentare una causa legale miliardaria per inadempimento contrattuale. Il danno sarebbe economico, oltreché d’immagine. Quale altro importante investitore infatti penserebbe di fare un investimento così pericoloso? L’azienda, spiegano fonti che seguono la trattativa, sarebbe così paralizzata.

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