Il partito sovranista di Paragone e Di Battista

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-04

Un progetto esterno, d’altronde, «è complicato, non è nelle nostre intenzioni», ammette Paragone. «Ma se Ale mi dovesse dire “ripartiamo”, io gli risponderei di sì mille volte…», sostiene Paragone

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Un partito sovranista guidato da Gianluigi Bombatomica Paragone e Alessandro Di Battista? L’ipotesi lisergica e allucinogena la fa oggi La Stampa, che racconta che il senatore ci sta pensando dopo che l’amico gli ha espresso solidarietà in seguito all’espulsione per aver violato le regole del MoVimento 5 Stelle. Tutto parte dalla foto che vedete in copertina e che risale al 17 dicembre scorso, quando i due si sono visti a un evento organizzato da attivisti M5S a Tivoli:

Una foto che non è casuale ma, come racconta chi era presente, viene scattata come monito a Luigi Di Maio. Durante la cena tra i due si chiacchiera di quello che sta avvenendo nel partito, della riforma sul fondo salva-Stati che Giuseppe Conte tre giorni prima, a Bruxelles, ha congelato proprio su spinta del Movimento, e del governo con il Pd. Paragone si lamenta dei vertici del M5S, dell’avvio della procedura che nemmeno due settimane dopo, il primo giorno del nuovo anno avrebbe portato alla sua cacciata.

Di Battista condivide la sua rabbia, lo stesso fanno altri presenti: la convinzione di tutti è che una buona parte della base dei militanti condivida la campagna del senatore. Di sicuro lo fa l’ex deputato. Di Battista è incredulo, dice che non arriveranno a tanto, a mettere alla porta uno come Paragone.

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Tra i due, com’è noto, è soprattutto Di Battista ad avere un interesse in gioco. Rientrare in Parlamento, riconquistare una carica, avere un peso che vada al di là della sua forza mediatica. In Parlamento, però, il suo è un nome che non concilia. Anzi. Senatori e deputati non digeriscono le sue uscite e non lo vorrebbero tra i piedi. Fuori, il discorso è diverso. I militanti ancora lo osannano. Lo stesso avviene con Paragone. E lui ne è cosciente: «Sono uno divisivo, non potrei mai fare il capo politico», confessa a La Stampa, «ho un brutto carattere».

Secondo Federico Capurso e Ilario Lombardo un progetto comune sarebbe quello di un partito dei due:

Un progetto esterno, d’altronde, «è complicato, non è nelle nostre intenzioni», ammette Paragone. «Ma se Ale mi dovesse dire “ripartiamo”, io gli risponderei di sì mille volte…». Il senatore cerca una metafora calcistica: «Voglio essere come l’Atalanta, che tutti dicevano sarebbe uscita dalla Champions League e invece ha passato il turno». Ecco perché i due continueranno a incontrare gli attivisti e a partecipare ai meetup in giro per l’Italia, parlando dei valori e delle battaglie abbandonate da Di Maio: contro le regole di Bruxelles, il sistema bancario e i potentati economici.

Non solo. Anche il progetto del leader M5S di trasformare il Movimento in un partito rappresentativo solo del Mezzogiorno viene considerato fallimentare. I due ne hanno parlato e sono d’accordo sul fatto che non si può governare senza rappresentare quelle regioni in cui c’è il motore industriale e imprenditoriale del Paese.

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