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Il nuovo piano per i profughi con 20mila nuovi alloggi
neXtQuotidiano 01/09/2015
La distribuzione continuerà ad essere equa, secondo i criteri già applicati: ogni Regione manterrà la percentuale di migranti che già ospita. Al primo posto la Sicilia seguita da Lombardia e Lazio
Entro qualche giorno dal Viminale partirà una circolare per reperire almeno 20 mila alloggi per gli immigrati. La distribuzione continuerà ad essere equa, secondo i criteri già applicati: ogni Regione manterrà la percentuale di migranti che già ospita. Al primo posto, racconta Fiorenza Sarzanini oggi sul Corriere della Sera, la Sicilia con il 15 per cento e subito dopo la Lombardia con il 13 per cento e il Lazio con il 9 per cento. «Una linea decisa già da settimane, nonostante le resistenze delle Regioni del Nord, e confermata in queste ultime ore. Una strategia che si muove sul doppio binario dell’organizzazione dell’accoglienza in Italia e della trattativa con Bruxelles in vista del vertice del 14 settembre. Le richieste che il nostro Paese presenterà al tavolo dell’Unione Europea prevedono l’innalzamento delle quote di profughi da distribuire e l’obbligatorietà per tutti gli Stati di accettarli», ricorda il giornale.
Gli immigrati presenti nelle strutture temporanee al momento sono 65.067, mentre quelli che si trovano nei Cara/Cda (Centri di accoglienza per richiedenti asilo/Centri di accoglienza) e Cpsa (Centri di primo soccorso e accoglienza) sono 9.181. I posti Sprar, cioè quelli nelle strutture adibite a centri di accoglienza per il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, sono 20.099. E i soldi?
Altro capitolo spinoso riguarda i finanziamenti. Secondo i conti già elaborati, il nostro Paese spenderà per il 2015 circa un miliardo di euro, quasi trecentomila euro in più dell’anno scorso. Lo stanziamento previsto dal ministero dell’Economia è di 750 mila euro, ma nelle casse del Viminale devono ancora arrivare 380 mila euro e senza quei fondi il sistema rischia di arrivare al collasso. I 310 milioni messi a disposizione dall’Europa saranno infatti erogati in sette anni e dunque rappresentano soltanto una minima parte di quanto è necessario per garantire un’assistenza adeguata a chi attende anche mesi per sapere se potrà ottenere il riconoscimento di rifugiato.